Una vecchia tradizione milanese, che da anni viene osservata anche in diverse altre zone del Paese, è quella di conservare un pezzetto di panettone avanzato dalle feste natalizie per poi benedirlo e mangiarlo il 3 febbraio, giorno in cui si festeggia San Biagio.
Molto sentita nel Settentrione, si tratta di una scaramantica ricorrenza, volta a proteggere la gola da malanni e dai virus influenzali. Un’usanza derivata da una credenza popolare che racconta la storia di un frate, di nome Desiderio, che ricevette la visita di una donna con la richiesta di benedire il panettone che aveva preparato per la propria famiglia. L’ecclesiastico le rispose di passare qualche giorno più tardi, dato che in quel momento era oberato di lavoro.
Trascorsero le settimane ed il frate si scordò di quella richiesta, ritrovando il panettone ormai secco qualche tempo più tardi. Decise di mangiarlo, convinto che nessuno sarebbe più passato a ritirarlo. Il 3 febbraio la donna si presentò e, a gran sorpresa, frate Desiderio scoprì che il panettone era miracolosamente ricomparso, ancora più grande di quello precedente.
Tutto ciò proprio nel giorno in cui si celebra San Biagio, protettore della gola che, secondo la leggenda, salvò un giovane da una lisca di pesce che gli si era conficcata nella faringe. Da quel giorno, la tradizione vuole che il 3 febbraio si consumi l’ultimo panettone raffermo, rigorosamente avanzato dalle feste natalizie, per prevenire i raffreddori e le influenze stagionali. Stando ad un antico detto milanese “San Biàs a l’ te presèrve la góla da i rèsche de pèss e da töt ol rèst”, che tradotto significa “San Biagio ti preservi la gola dalle lische di pesce e da tutti i malanni”.