Quante volte ci si è sentito dire dai nostri genitori che lo studio è l’unico strumento che può far raggiungere dei buoni obbiettivi e che se si vuole cambiare, in meglio, questo nostro Mondo si deve essere in grado di capirne i problemi e le cause: insomma, lo studio è un’arma indispensabile per poter individuare soluzioni giuste per ogni fenomeno, anche quello dei casino online bonus, che si rappresenta e per la sua esatta valutazione.
Senza dubbio i suggerimenti dei genitori ci hanno seguito sino ad una maturazione sociale e questo insegnamento è destinato a ripetersi nelle varie generazioni che seguiranno e non rischierà mai di non essere di attualità. Peccato, però, che questi insegnamenti sembrino proprio non voler “osare toccare la nostra politica” che troppo spesso risulta veramente troppo impreparata di fronte a temi importanti per la vita quotidiana di chi governano. Una prova tangibile viene proprio da come viene affrontato e trattato il mondo del gioco pubblico, certamente un settore in discussione perenne, ma se si vuole essere “leggermente” critici bisogna ammettere che i governi che si sono susseguiti inquesti ultimi anni non hanno concretizzato un granché per questo settore. Infatti, ci si trova ancora i balìa della Conferenza Unificata che comprende trattative da più di un anno con pochissimi risultati… E questo oltre che critici ci fa sentire assolutamente e completamente insoddisfatti: da qualunque angolazione si possa guardare il gioco, e qualunque sia il modo soggettivo di pensarla, in Italia sono stati commessi troppi errori durante gli anni.
Errori che continuano a sommarsi e che sono riusciti a portare un settore fiorente e virtuoso (nonostante ciò che dicono i benpensanti) davanti ad un baratro senza fine e sull’orlo di una generale crisi che rischia di costare a tutto il Paese, e non solo a coloro che gravitano attorno al mondo del gioco pubblico. Senza dimenticare che una parte dell’italico Paese continua ed insiste a gridare “no azzardo no slot” e grida, quindi, al proibizionismo ed il Governo, al contrario, da un lato promette una riduzione dell’offerta del prodotto gioco, ma intanto mette a bilancio “i di lui introiti” per il prossimo triennio per ottemperare agli obblighi richiesti da Bruxelles. Ci si è gettati, con questi atteggiamenti “politici” verso un punto “di non ritorno” anche se l’italico popolo è abituato a questo tipo di politica, di dibattiti alquanto sterili ed assai pericolosi.
Un poco di studio in più sulla problematica del fenomeno del gioco avrebbe giovato a conoscerne meglio ogni ìanfrattoî ed ogni recondita deriva: ma è stato fatto? Certamente no, troppo complicato ma era l’unica cosa invece che andava messa in atto, ma con tempestività: ora la situazione si è talmente ingarbugliata che sarà difficile trovarne il bandolo, ma sopratutto trovare una soluzione visto che i protagonisti “della matassa” sono tanti, forse troppi, e di conseguenza risulterà oltremodo periglioso arrivare ad “un dunque”.
Uno studio approfondito dedicato con obiettività, calma e riflessione, scevro da tutti quei retaggi socio-moralistici che contraddistinguono anche ora gli interventi da parte della politica, poteva essere forse l’unica strada per “entrare” nelle problematiche, comprenderle e cercare di risolverle. E questo, naturalmente, da parte di chi le leggi le scrive: non è avvenuto, come ben si sa, e questa è la causa dei tanti errori che sono intervenuti, accompagnati anche da interventi di recupero che sono stati anche peggio. Migliorare? Chi può dirlo… quando si parla di politica…