Quella che sta vivendo possiamo definirla come una nuova primavera artistica per Luisa Corna, cantante bresciana che nel corso della sua carriera ha alternato la passione per la musica all’attività televisiva, passando per la recitazione. Un’artista completa che, in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Angolo di cielo”, abbiamo incontrato per scoprire nel dettaglio tutto, ma proprio tutto, sui suoi nuovi progetti in cantiere.
Ciao Luisa, partiamo dal tuo nuovo singolo “Angolo di cielo”, in radio dal 9 giugno. Com’è nata e cosa rappresenta per te questa canzone?
“E’ nata con semplicità. Il mio musicista Marco Colavecchia mi ha fatto ascoltare diversi pezzi, ad un certo punto è arrivata questa canzone che ho trovato subito molto particolare, perché mi suscitava delle vibrazioni dovute a strofe in minore che nell’inciso diventano in maggiore. Mentre l’ascoltavo mi è venuto il desiderio di scrivere quello che provavo in quel momento, esprimere questa accettazione della vita e del tempo che passa”.
Nel brano, scritto tra l’altro anche da te, parli di tuo padre e della mancanza data dalla sua scomparsa. Dove hai trovato la forza per raccontare questo distacco in una maniera così delicata, matura e serena?
“Credo che sia stato il tempo, nel senso che mio padre se ne è andato un po’ di anni fa. Si fa sempre un po’ fatica nell’accettare la scomparsa dei nostri cari, ti manca quella quotidianità ma, piano piano, inizi a sentirla quella determinata persona vicino a te, come una serenità che ti pervade e che ti fa sentire in qualche modo la sua presenza. Volevo fosse una canzone consapevole, quasi di accettazione e di riflessione, per arrivare a quell’angolo di cielo dove immagino si trovi adesso. Raggiungere il suo sorriso, rasserenarlo e dirgli che sta andando tutto bene e che sono felice”.
Hai iniziato come cantante, poi ti sei prestata alla televisione e adesso sei tornata alle origini. L’Italia è una paese di etichette, in cui la poliedricità è un lusso che viene concesso a pochi. Come pensi di sdoganare questo preconcetto?
“Guarda, ti rispondo con estrema serenità, non è una cosa che io calcolo, ma semplicemente vado avanti per istinto e faccio quello che sento. Ho iniziato da ragazzina studiando canto e recitazione, sono arrivata in televisione quando avevo già compiuto trent’anni e, fortunatamente, ho sempre avuto la possibilità di fare trasmissioni che mi permettessero di cantare, di esprimermi sotto tutti i punti di vista. Non si può ignorare l’istinto, nel mio caso la musica mi appartiene e oggi sento proprio l’esigenza di scrivere e di portare avanti la mia più grande passione. Non so gli altri come la percepiscano, per quanto mi riguarda non è una scelta ragionata ma di cuore, vissuta con grande serenità e dettata dal fatto che finalmente sto facendo quello che sento più vicino a me”.
Diminuire la tua esposizione televisiva è stata una scelta per permetterti di concentrarti sulla tua carriera di cantante? “Sicuramente si. Hanno coinciso un paio di situazioni, sentivo l’esigenza di tornare a fare musica con lo stesso spirito di quando ho iniziato da giovanissima, in più tutto quello che mi veniva proposto in televisione era legato più al mondo del reality show che al varietà e a quell’intrattenimento che, purtroppo, c’è sempre di meno. Di conseguenza, ho preferito rimanerne al di fuori. Non sento la mancanza della televisione, onestamente. Quello che a me mancherebbe è il contatto con il pubblico, cosa che grazie ai concerti e gli spettacoli che ho la fortuna di fare non mi manca”.
Rispetto ai tuoi precedenti due lavori, “Acqua futura” del 2006 e “Non si vive di silenzio” del 2010, cosa dobbiamo aspettarci di diverso dal tuo nuovo disco e in cosa invece ti senti uguale musicalmente parlando?
“Sai, nella vita si cambia spesso, ci deve sempre essere un po’ di evoluzione. Nel mio nuovo progetto c’è quello che è un po’ il mio mondo musicale, legato al soul ma anche alla nostra bella melodia italiana, che tutto il mondo ci invidia. Credo ci sia più maturità, più vita vissuta, una maggiore mia presenza nei testi data dalla voglia di esprimermi e di raccontare quello che sento. Negli altri album ho sempre collaborato in veste di autrice, perché ho sempre voluto metterci dentro qualcosa di mio, ma sento che questo nuovo capitolo discografico mi appartiene ancora di più”.
In passato hai collezionato prestigiose collaborazioni con artisti del calibro di Renato Zero e Alex Britti, con chi ti piacerebbe lavorare in futuro?
“Ce ne sono tanti di artisti straordinari, sia italiani che stranieri. E’ davvero difficile fare soltanto alcuni nomi, per esempio, nelle ultime settimane ho avuto modo di lavorare in teatro con Mario Biondi, una voce meravigliosa e profonda. Come mi piace moltissimo Tiziano Ferro e, soprattutto, i suoi testi molto maturi e densi di significato”.
Hai citato Tiziano Ferro, con lui hai lavorato cinematograficamente parlando nel doppiaggio del film d’animazione “Shark Tale”. Cosa ricordi di questa esperienza?
“E’ stata un’avventura molto bella. Mi ha chiamato la DreamWorks chiedendomi se volevo fare un provino per doppiare il personaggio del pesciolino Lola, in lingua originale affidato ad Angelina Jolie. Mi hanno scelta e lì ho conosciuto Tiziano che è stato davvero bravissimo, oltre che una persona molto divertente”.
A tal proposito tu hai studiato recitazione, dizione e doppiaggio. Com’è stato lavorare con un maestro come Giorgio Albertazzi?
“Il maestro mi chiamò per una pièce teatrale dell’Odissea, per interpretare il canto della sirena. Nel corso delle prove, il maestro mi chiese se avessi voluto ricoprire anche il ruolo della Maga Circe, così mi sono preparata e mi sono sottoposta e autoproposta un provino, perché lui in realtà non me lo chiese, chiedendogli se ritenesse davvero che io fossi all’altezza della situazione. La mia interpretazione gli è piaciuta e dopo pochi giorni siamo andati in scena, con una serie di bellissimi spettacoli al Teatro Antico di Pompei. Giorgio Albertazzi mi ha insegnato molto, sia dal punto di vista artistico che umano, quando incontri persone come lui ti rendi conto di come i grandi talenti abbiano un’umiltà straordinaria”.
Dell’esperienza del Festival di Sanremo 2002, in gara in coppia con Fausto Leali, cosa ci racconti? “Ho un ricordo bellissimo di quell’avventura, Fausto mi ha voluta con lui contattandomi dopo aver visto una mia esibizione canora nel programma ‘Taratatà’. Non mi sembrava vero, ho accettato senza la benché minima esitazione, lo ringrazierò sempre perché mi ha fatto fare una delle esperienze più belle, professionalmente e umanamente parlando”
Sembrerà scontato chiedertelo, ma… ti piacerebbe ritornare? “Certo, mi piacerebbe rimettermi in gioco su quel palco. Sanremo è davvero una bella botta di adrenalina, dove tutto può succedere, o la va o la spacca. L’ho sempre seguito negli anni, per me la cena e il gruppo d’ascolto per tutte le serate del Festival sono sacri, credo di non essermi mai persa nemmeno un’edizione, almeno da quando ne ho memoria”.
Alla luce di tutto quello che ci siamo detti, quale messaggio vorresti che il pubblico recepisse oggi dalla tua musica? “Il fatto che quello che faccio sia dettato unicamente dalla sincerità, spero che arrivi questo mio cercare di propormi esprimendo sempre quello che ho dentro, senza sovrastrutture e solo per il piacere di fare quello che sento. La musica è come la vita, non esiste se non la condividi con gli altri”.