È stato rilasciato il primo trailer del film Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte, il documentario diretto da Claudio Poli, verrà diffuso in anteprima mondiale nelle sale italiane il 13 e il 14 Marzo, e godrà di un importante contributo da parte di Toni Servillo.
Già si prevede abbia un’impronta molto forte: chi non è mai stato toccato, sfiorato, turbato da un’opera d’arte? L’emozione dà senso a un vivere che altrimenti risulterebbe fin troppo quieto e spento.
In regime di guerra si doveva tenere d’occhio una simile, grande rivoluzione: un movimento resistente, senza alcuna violenza di fondo e senza armi, che si temeva potesse risvegliare coscienze e slanci sopiti. Ciò che arricchisce la mente, forma l’individuo; e lo fa libero.
L’arte innamora, e in tempi violenti l’amore non è cosa necessaria. Il potere invece, era una sorta di mantra, un’energia dovuta e imposta: ogni cosa doveva essere forte e urgente, non sentimentale, e poi incisiva e tenue al contempo; non a caso si rifiutavano i tratti dell’Espressionismo, del Cubismo, del dadaismo, del tutto surreali e in grado di marcare le figure, distorcerle, metterle in risalto con le tinte più vivide, puntando il più possibile all’eccesso.
Da Pablo Picasso a Marc Chagall: i pittori dell’arte degenerata
Con Max Beckmann, Paul Klee, Marc Chagall, Pablo Picasso, James Ensor, Oskar Kokoshka, Otto Dix, si arrivò a parlare di arte degenerata: tutto ciò che i loro dipinti rappresentavano, fu ripudiato, dileggiato, venduto al miglior offerente, e in senso letterale, pur di finanziare i progetti di guerra.
L’asta di Lucerna del 1939, raccolse e cedette le opere che non erano ancora state distrutte nei vari roghi nelle piazze, e che trovarono riparo in molte delle collezioni private e pubbliche di tutto il mondo. “La Casa Blu” di Chagall e “Les Masques et la mort” di James Ensor, furono tra quelle.
George Grosz è l’ennesima vittima di una censura e un’intolleranza dilaganti, a quell’epoca: l’artista si vide costretto a fuggire negli Stati Uniti, poiché viveva di un’arte piena fino all’orlo di una satira piccata e svelta, che risultava assai scomoda agli uomini di potere.
Gli spunti forniti da Hitler contro Picasso
“I pilastri della società” è un esempio emblematico: due politici borghesi, un prete, un giornalista e un mucchietto di soldati, formano una combriccola grottesca e colpevole che viene smascherata senza la minima esitazione.
Vi sono crani scoperchiati e idee di guerra che si materializzano da quelli, sotto forma di fantocci armati. Vasi da notte come cappello, escrementi in testa al posto del cervello, e quei soldati mossi sullo sfondo, portatori insani di morte e distruzione. In tutto questo, un prete che non fa una piega: col suo aspetto florido, mostra di saper stare in quella grossa dose di scompiglio, con la sua fede buona e gloriosa sotto braccio: corrotto pure lui, e senza grandi crucci.
Ecco perché il film-documentario diretto da Claudio Poli andrebbe visto: promette buoni spunti, da prendere con gusto e con calma, e magari da accompagnare e ravvivare con una capatina ad un museo qualunque, proprio per amore dell’arte.