É morto Stephen Hawking, lo scienziato della teoria del tutto
Lo scienziato Stephen Hawking è morto all’età di 76 anni nella sua casa di Cambridge. É stato il più grande cosmologo della sua generazione e soprattutto un’icona mondiale per il suo impegno nella ricerca nonostante un gravissimo handicap: l’atrofia muscolare progressiva, una sindrome correlata alla Sla.
Nonostante la malattia per 30 anni (fino al 2009) ha occupato la cattedra di matematica all’Università di Cambridge, la stessa cattedra tenuta da Isaac Newton.
La vita di Hawking
Hawking nacque ad Oxford nel 1942 e a soli 13 anni manifestò i primi sintomi della malattia, per cui gli venne erroneamente diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica: era affetto da una sindrome degenerativa, ma a sviluppo più lento della Sla.
Nonostante la malattia si laureò a soli 20 anni e sposò la sua fidanzata del college, Jane Wilde. La coppia ebbe tre figli, ma il matrimonio si interruppe nel 1991. Quattro anni dopo, Hawking sposò Elaine Mason, una delle infermiere impiegate per dargli cura 24 ore su 24.
Nel 1985, durante un viaggio al Cern, Hawking fu portato in ospedale con un’infezione. Era così malato che i medici chiesero a Jane se avessero dovuto spegnere l’alimentazione. Lei rifiutò e Hawking fu trasportato all’ospedale Addenbrooke di Cambridge per una tracheotomia.
L’operazione gli salvò la vita ma distrusse la sua voce; un altro grave problema dopo che negli anni precedenti era stato ridotto su una sedia a rotelle e impossibilitato ad alimentarsi da solo. Comunicava grazie a uno scanner cerebrale ideato per lui dall’Università di Stanford che traduceva in parole l’attività elettrica del cervello.
Di Stephen Hawking tutto il mondo ha sempre ammirato la sua forza e la volontà di non arrendersi mai davanti a menomazioni devastanti e il suo fondamentale ottimismo verso la vita: A parte la sfortuna di contrarre la mia grave malattia, sono stato fortunato sotto quasi ogni altro aspetto, ha affermato in diverse occasioni.
Hawking ha vinto l’Albert Einstein Award, il Wolf Prize, la Copley Medal e il Fundamental Physics Prize.
La sua passione: la ricerca
Il campo principale di ricerca di Stephen Hawking sono state la cosmologia e la teoria della gravità quantistica, e in particolare i buchi neri. I suoi primi lavori riguardano le singolarità nella teoria generale della relatività di Einstein.
Nel 1971 dimostrò come subito dopo il Big Bang si crearono oggetti di massa enorme, ma delle dimensioni di un protone: in pratica dei micro-buchi neri. Nel 1974 dimostrò come i buchi neri possono essere descritti dalle leggi della termodinamica ed emettono radiazioni (in seguito chiamate radiazione di Hawking) che portano all’evaporazione del buco nero stesso secondo le leggi della meccanica quantistica.
Il suo lavoro sui buchi neri proseguì dimostrando che i buchi neri sono caratterizzati solo da tre proprietà: massa, momento angolare e carica elettrica. In campo cosmologico, ha ipotizzato un universo senza limiti spazio-temporali (universo aperto) senza singolarità, anche al proprio inizio.
Nonostante si sia sempre definito ateo, asserendo che Dio non può avere niente a che fare con la Scienza, nel 1986 divenne membro della Pontificia accademia delle scienze.
Per Hawking scienza e religione non sono conciliabili, anzi sono in contraddizione ma alla fine la scienza avrà il sopravvento: «C’è una fondamentale differenza tra la religione, che è basata sull’autorità, e la scienza, che è basata su osservazione e ragionamento. E la scienza vincerà perché funziona».
Sulla possibilità dell’esistenza di vita intelligente extraterrestre, Hawking ha sempre sostenuto che probabilmente gli alieni esistono, ma è meglio per noi starne alla larga.
Le sue opere in campo divulgativo sono degne di stare insieme alle opere fondamentali di Einstein, tra le tante ricordiamo La grande storia del tempo.
Nel 2014 è uscito il film La teoria del tutto, diretto da James Marsh, sulla vita di Hawking. Per l’interpretazione dello scienziato, Eddie Redmayne ottiene l’Oscar come migliore attore protagonista