La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo di indagine sulle dichiarazioni del governatore della Campania, Vincenzo de Luca, espresse in occasione di una riunione con i sindaci in favore del Sì al Referendum.
Tutti ricorderanno la registrazione del discorso di Vincenzo De Luca, lo scorso 15 novembre, con il quale incoraggiava 300 sindaci della Regione Campania a procurarsi voti certi per la vittoria del Sì per il Referendum Costituzionale. La Procura di Napoli, in data 24 novembre, aveva aperto un fascicolo senza ipotesi di reato, cosa che ora si aggrava e iscrive De Luca nel registro degli indagati.
L’accusa è di istigazione alla violazione delle normative elettorali e quindi istigazione al voto di scambio. Il pm Stefania Buda, avvia in questo modo accertamenti più approfonditi. Il pm Buda ha ascoltato ieri il primo testimone, Paolo Russo, portavoce del governatore De Luca e presente, accanto a questo, il giorno dell’incontro con i sindaci. Altri testimoni saranno convocati nei prossimi giorni, tra i quali il figlio di De Luca, Piero, coordinatore regionale dei comitati per il Sì al referendum.
Le parole di De Luca, riguardo all’accusa, sono state sminuenti. Il governatore ha dichiarato che, le frasi dette durante la famosa riunione erano soltanto battute goliardiche “Stiamo parlando di banalità. C’è da vergognarsi, in Italia, per aver trasformato una battuta per la quale si sorrideva al termine di una riunione in un problema di democrazia.” queste le ue ultime dichiarazioni.