È scoppiata lunedì 2 aprile a Nuova Delhi e in alcuni paesi dell’India una grande rivolta popolare da parte dei Dalit a causa di una sentenza della corte suprema che, secondo questi, limiterebbe ancora di più le tutele e la protezione contro i soprusi e i maltrattamenti delle caste più alte.
I Dalit appartengono all’ultimo gradino della scala sociale induista e svolgono i lavori più umili come lo spurgo delle fogne, pulizia manuale delle latrine e netturbini. Proprio per il lavoro legato alla sporcizia e alla pulizia vengono definiti impuri: nessuno osa parlare con loro e tanto meno sfiorarli per paura di infangare la rispettabilità delle altre caste. Vivendo ai margini della società, di fatto sono esclusi da qualsiasi tipo di istruzione, relazione sociale e politica, nonostante sia loro riservata una percentuale di seggi parlamentari. I Dalit dunque costituiscono la paria degli intoccabili.
India, le caste sono illegali
Dal 1949 il governo indiano ha deciso di rendere illegale l’uso del termine intoccabile, e nonostante nel corso dei decenni siano state rese esecutive alcune norme a tutela dei Dalit garantendo loro una posizione nella vita sociale, economica e politica del paese -basti pensare alla risoluzione del Parlamento Europeo del 13 dicembre 2012 sulla discriminazione delle caste in India la quale esorta le autorità indiane a definirsi garanti della giustizia e dell’imparzialità sostenendo che le vittime di discriminazione debbano denunciare in tutta sicurezza e che le atrocità commesse nei loro confronti debbano essere oggetto di indagini serie- le discriminazioni e l’emarginazione continuano ancora.
Infatti con la decisione della Corte suprema di alleggerire la pratica della denuncia nei confronti del sospettato non portandolo all’arresto immediato ma rendendolo libero su cauzione, i fuori-casta si sono sentiti ancora una volta maltrattati e dunque in pericolo. La decisione di modificare alcune norme contro le atrocità rivolte ai dalit deriva dal fatto che, secondo le autorità giudiziarie, molte delle denunce presentate risultano essere prive di fondamento e questo porta inevitabilmente ad uno spreco di risorse da parte del governo indiano.
La Protesta dei Dalit causa centinaia di feriti
La decisione ha fatto infuriare migliaia di civili che ora scendono in strada per manifestare in segno di protesta. Una rivolta su vasta scala che sta provocando centinaia di feriti, con alcuni morti e lo stop di molte delle attività pubbliche e private. Questo perché i dalit costituiscono un’importante fetta della popolazione indiana e sono sempre più consapevoli di detenere gli stessi diritti delle caste più alte, in quanto essere umani.
Il fatto di negare loro le tutele minime di cui godono tutti gli altri dimostra dunque che l’India, nonostante abbia fatto passi da gigante da un punto di vista economico nell’era della globalizzazione, è ancora arretrata sul concetto di inviolabilità dell’uomo. Questo è un grande freno proprio perché il paese continua a considerare i paria non come uomini, detentori di diritti inalienabili, ma come soggetti privi di valore, alla stregua delle bestie, usati a piacimento da chi li sovrasta.