Avete mai fantasticato su un apparecchio capace di svolgere una funzione, di eseguire un’ordine da voi impartito solo con il pensiero, prima ancora di pronunciare una richiesta? Se la risposta è sì, sappiate che una cosa del genere non è più fantascienza, ma l’ultima frontiera dell’innovazione tecnologica, perchè AlterEgo sta per trasformare tutto questo in realtà.
Come funzionano le cuffie AlterEgo
Nate da un’idea di Arnav Kapur e Pattie Maes, due ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MiT), il progetto AlterEgo ricorda nella forma un normalissimo paio di cuffie con auricolare come altre se ne utilizzano già per le voice chat. La particolarità sta però nel sistema di intelligenza artificiale implementato, capace di tradurre in ricerche Google (ma non solo) i nostri pensieri.
Tramite infatti dei sensori, quatto per la precisione, AlterEgo è capace di captare il nostro processo di subvocalizzazione (ovvero quel processo in cui si articolano mentalmente i suoni associati a determinate parole senza però pronunciarle) ed i segnali neuromuscolari ad esso collegati, trasformandoli appunto in input per la già citata intelligenza artificiale.
La risposta del sistema viene comunicata all’utente tramite conduzione ossea, direttamente all’orecchio interno piuttosto che al timpano come le normali cuffie, permettendo quindi una inalterata percezione dell’ambiente esterno. Il sistema AlterEgo permetterebbe dunque il totale superamento di qualsiasi rumore prodotto e ascoltabile dalle interfacce vocali attualmente disponibili sul mercato: un passo avanti decisamente futuristico, che apre a numerosi utilizzi di questa tecnologia avanguardistica
AlterEgo: assistente vocale, ricerche su Google… e poi?
AlterEgo è ovviamente una tecnologia in piena fase di sviluppo: non un prototipo, ma neppure una tecnologia ancora pienamente realizzata. Nonostante infatti gli studi sulla sopra citata subvocalizzazione siano stati condotti per tutto il ventesimo secolo, specie con l’avvento e il potenziamento delle neuroscienze, l’applicazione alla tecnologia di riconoscimento vocale è cosa recente con risultati ancora parziali.
Nei test di sviluppo per esempio, una volta sistemati elettrodi e sensori, il sistema è stato regolato tramite algoritmi che sono arrivati alla comprensione di una ventina di parole associate a comandi informatici utili a risolvere operazioni matematiche e a gestire una app di simulazione scacchistica.
Su dieci soggetti usati come test, dopo una ben riuscita fase di adattamento alla struttura neurofisiologica del singolo utente, il tasso di successo nella “Trascrizione” dei pensieri è stata del 92%, segno di uno sviluppo che lascia dunque ben sperare per il futuro.
Con un arricchimento del vocabolario a disposizione del sistema AlterEgo si potrà infatti non solo ricercare informazioni su internet mentre siamo impegnati in altre attività, ma anche fornire supporto a persone colpite da danni irreparabili alle corde vocali, o a forme di afasia che danneggiano il linguaggio ma non le restanti capacità cognitive.
Certo come ogni innovazione tecnologica è possibile anche immaginare utilizzi aventi risvolti negativi. L’idea di un’intelligenza artificiale capace di leggere la nostra mente rimanda a scene distopiche e non proprio rassicuranti, ma come sempre quando si parla di progresso scientifico, bisogna sempre auspicarsi che l’uomo riesca a impiegarlo nella maniera più consona, lasciando appunto alla fantascienza scenari dove le macchine diventano così intelligenti da essere nemiche dell’uomo.