Il GDPR entrerà in vigore il 25 Maggio e nel mondo dell’editoria online regna il caos. Secondo alcuni sondaggi, infatti, solo un editore europeo su cinque è al corrente di tutti gli adempimenti di legge da completare entro la deadline del 25.
Mentre i grandi social network come Facebook, Instagram e Whatsapp già hanno iniziato a chiedere consensi espliciti agli utenti inerenti al trattamento dei dati e ad informare gli iscritti, il mondo del giornalismo online brancola nel buio.
Una nuova polemica, poi, agita il mondo dell’editoria. Alcuni publisher hanno accusato Google di usare la normativa a proprio favore, imponendo pesanti cambiamenti ai siti web in poco tempo.
Nella lettera inviata dal collettivo di editori al CEO di Google Pichai si legge:
«Consideriamo particolarmente preoccupante che tu abbia aspettato fino all’ultimo minuto, prima che il Gdpr entrasse in vigore, per annunciare questi termini ai publisher che ora hanno poco tempo per valutare la legalità e l’equità della tua proposta»
GDPR Google: Perchè gli Editori Protestano
Il timore dei gestori di siti web è che Google voglia scaricare la responsabilità di ottenere il consenso per il trattamento dei dati sui singoli e cambiare il proprio status da “processore di dati” a “controllore di dati”.
L’accusa, in pratica, è di voler acquisire una posizione predominante lasciando la responsabilità legale agli editori. Altro timore, poi, è dato dal gran numero di utenti che hanno deciso di non aderire a meccanismi di targetizzazione: non è ancora chiaro se ciò comporterà variazione nei compensi dei publisher.
Da Mountain View, però, rassicurano. Secondo l’AD Sundar Pichai: “Nessun effetto negativo, perché stiamo lavorando, duramente, alla compliance del Gdpr da 18 mesi. (…). Nel complesso, pensiamo di essere in grado di rispettare il GDPR, con un impatto positivo per gli utenti, gli editori e gli inserzionisti, e quindi senza far soffrire la nostra attività”.