Meglio non essere precipitosi nel giudicare una persona in base alle prime impressioni, siano esse negative o positive. L’abito non fa il monaco è un proverbio italiano che ci invita proprio a non esprimere giudizi prima di conoscere a fondo la persona che si ha davanti perché potrebbe rivelarsi tutto tranne quello che ci aspettavamo.
L’abito non fa il Monaco, Origine incerta del proverbio
Le origini del proverbio come noi lo conosciamo oggi sono dubbie. Sta di fatto che già dal noto favolista romano Fedro (20/15 a.C.-51 d.C), precisamente da una delle sue Fabulae, Lanius et simius, ossia il Macellaio e la Scimmia, il detto circola sotto altra espressione.
La favoletta vuole che un giorno un tale vide dal macellaio una scimmia appesa tra le altre provviste. Il signore, incuriosito, volle chiedere al macellaio che sapore avesse mai una scimmia dal momento che non l’aveva mai mangiata. Allora il macellaio gli rispose seccamente che come era la testa così era il sapore, in lat. “Quale caput est, talis prestatur sapor”.
La pronuncia di tali parole non può che provocare una sorta di stupore da parte del favolista che le considera più ridicole che vere. Infatti, a seguito di ciò, Fedro concluderà la sua favoletta commentando “Formosos saepe inveni pessimos et turpi facie multos cognovi optimos”, letteralmente “Spesso trovai i belli delle pessime persone e conobbi molti ottimi di brutta apparenza”. Come per dire senza mezzi termini “mi sembrava una persona migliore di quella che si è dimostrata“.
Nel Medioevo: L’Abito non fa il monaco
Durante l’età medievale l’ingannevolezza dell’aspetto poteva essere ricondotta ad una dimensione puramente religiosa. Nei secoli bui molti dei viaggi intrapresi non erano altro che dei pellegrinaggi verso i luoghi di culto più conosciuti e famosi del tempo come Gerusalemme o Santiago de Compostela. I viaggiatori erano spesso uomini di chiesa, dunque monaci, rispettatissimi, i quali venivano accolti con vitto e alloggio durante le loro tappe di sosta dalla gente locale.
Vero anche era il fatto che proprio a causa dell’abito talare le persone potevano essere tratte in inganno e quindi diventare vittime di raggiri da parte di farabutti mascalzoni che si travestivano da monaci. Da qui appunto L’abito non fa il monaco.
Significato del proverbio oggi
Cambiano i tempi e le parole, ma il succo di tutta la faccenda è sempre lo stesso: non si può sentenziare solo dall’aspetto. Tanto per usare un verso dantesco “tanto gentile e tanto onesta pare”, in questo caso una persona e non Beatrice (pare nel senso di mostrarsi e non sembrare), uno può apparire come il più affabile e rispettabile di tutti. In realtà può rivelarsi come quello più spregevole. Un po’ come forse anche Il lupo che perde il pelo ma non il vizio: uno fa finta di comportarsi in un modo ma alla fine si dimostra sempre lo stesso.
Meglio quindi valutare bene e prendere il tutto con le pinze prima di giungere a conclusioni affrettate. Alla fine poi non si dice sempre fidarsi è bene, non fidarsi è meglio?