Si scatena la polemica intorno al ministro del lavoro Poletti, che oggi si è scagliato contro i giovani che vanno all’estero che secondo l’opinione comune sono i cervelli più brillanti. Il ministro, intervenuto a Fano, si è lasciata sfuggire un’espressione colorita sulla fuga di cervelli all’estero: “Se 100mila giovani se ne sono andati dall’Italia, “non è che qui sono rimasti 60 milioni di pistola”… Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi”.
La minoranza del PD e le opposizioni hanno chiesto addirittura le dimissioni per questa uscita infelice, mentre i giornalisti presenti hanno chiesto almeno una rettifica, che è poi puntualmente arrivata: “Evidentemente mi sono espresso male e me ne scuso. Non mi sono mai sognato di pensare che è un bene per l’Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all’estero”.
Il ministro Poletti, stando a quanto ha detto successivamente, voleva solo far notare che non è detto a priori che i giovani che partono siano più brillanti di coloro che provano a cercare lavoro in patria: “Penso, semplicemente, che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri. Ritengo, invece, che è utile che i nostri giovani possano fare esperienze all’estero, ma che dobbiamo dare loro l’opportunità tornare nel nostro paese e di poter esprimere qui le loro capacità e le loro energie”.