La morte di Giuseppe Di Matteo, il bambino sciolto nell’acido dagli aguzzini di Cosa nostra nel 1996, rappresenta uno dei casi di cronaca nera più drammatici. Per tale ragione, il tribunale civile di Palermo ha stabilito un risarcimento di 2,2 milioni di euro alla mamma del bambino, Francesca Castellese, e al fratellino, Nicola.
Come riporta il Giornale di Sicilia, la decisione è stata presa dal giudice Paoli Criscuoli: “È stata lesa la dignità della persona, il diritto del minore ad un ambiente sano, ad una famiglia, a uno sviluppo armonioso, in linea con le inclinazioni personali, ad un’istruzione. Beni ed interessi di primario rilievo costituzionale che, pertanto, trovano diretta tutela, anche risarcitoria“. Già 400 mila euro sono stati versati come provvisionale.
Giuseppe Di Matteo fu sciolto nell’acido nel 1996
Giuseppe Di Matteo era figlio di Santino, che aveva deciso di collaborare con la giustizia. Tale decisione risultò fatale per la famiglia Di Matteo: infatti il piccolo di 12 anni fu rapito il 23 novembre del 1993 per intimidire il padre. Dopo oltre due anni di segregazione, il bambino venne sciolto nell’acido nel 1996.
Pertanto il risarcimento è stato addebitato al boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, a Benedetto Capizzi, Cristoforo Cannella, Francesco Giuliano, Luigi Giacalone e al pentito Gaspare Spatuzza, tutti condannati per l’omicidio. I boss non potranno pagare dal momento che tutti i beni sono stati sequestrati. Per tale motivo, la somma sarà attinta dal fondo speciale dello Stato per le vittime di mafia.