Al teatro San Genesio di Roma è in scena, fino a domenica 18 novembre, “Rape rosse bucate”. Una commedia, o meglio, un’anticommedia, come la stessa regista, Emilia Miscio, la definisce, “perché c’è un abbandono totale della logica e della razionalità”.
A rappresentarla c’è la Compagnia Teatrale Sogni di Scena, giovane, briosa e affiatata. Questo lo si capisce non appena il sipario si apre e lo spettacolo inizia.
Rape rosse bucate: la trama dello spettacolo
Subito una musica rock & roll anni ’50 e tipi strani che ballano ci portano all’interno di una casa abbandonata, ma dai colori forti e vivaci. Tipi con parrucche, barbe colorate, visi truccati e vestiti eccentrici. Ma di strano non c’è solo questo. C’è il modo di pensare e vivere degli inquilini della Rocca abbandonata, che pensano alla libertà e non hanno regole.
La loro strana quotidianità viene però stravolta dall’arrivo dei 2 vicini, un uomo e una donna, marito e moglie. I vicini sono giovani, allegri, stereotipati e piuttosto banali. In una sola parola, sono “normali”.
Momento centrale della commedia è quello della cena, durante la quale emergono le diversità tra gli “strani” e i “normali”, e in cui, tra una battuta e un ballo, si litiga, si ride e si appianano i contrasti.
Rape rosse bucate è un’anticommedia un po’ assurda e molto divertente, apparentemente frivola e leggera, ma che invece si rivela intensa e profonda, portatrice di un messaggio importante, e cioè che la diversità non esiste. Secondario, ma non meno importante, è il tema del non giudicare chi non si conosce e lasciare che ognuno viva la vita come meglio crede, senza critiche e senza pregiudizi.
Rape rosse bucate quindi non solo diverte e fa ridere lo spettatore, ma lo porta anche a riflettere su tematiche importanti e sempre attuali.
Un’anticommedia che abbandona razionalità e logica
Regista e autrice teatrale da 15 anni, Emilia Miscio è riuscita a creare uno spettacolo convincente e coinvolgente, realizzando una sceneggiatura ben costruita, in cui frasi ripetitive e dialoghi no sense, tipici del teatro dell’assurdo, danno vita a un testo ironico e ricco di situazioni paradossali e comiche.
I personaggi, stravaganti e insoliti, sono ben caratterizzati, sia dal punto di vista estetico sia da quello caratteriale; i costumi e il trucco sembrano quasi riportare alle ambientazioni fiabesche e gotiche di Tim Burton.
I 10 attori, giovani e preparati, hanno saputo trasformare il palcoscenico in un luogo irreale e trasportare lo spettatore in un mondo parallelo, fatto di stranezze e assurdità ma anche di comprensione e condivisione, dove ognuno può sentirsi diverso dagli altri ma allo stesso tempo accettato.