Un giorno commemorativo quello di oggi 22 novembre che ha segnato la vicende politiche degli Stati Uniti d’America nella seconda metà del XX secolo.
22 novembre 1963: come è stato assassinato JFK
55 anni fa moriva assassinato a Dallas, Texas, John Fitzgerald Kennedy con una pallottola sparata da un fucile. Rampollo della potente famiglia Kennedy, fu eletto 35° Presidente degli Stati Uniti d’America nel 1961. Esponente del partito democratico nonché fervente sostenitore dei diritti civili, il nuovo Presidente avrebbe portato con sé aria di cambiamento promuovendo azioni sociali come l’eliminazione dei limiti per gli emarginati, soprattutto i neri, di godere appieno dei diritti di uguaglianza e di accesso al benessere economico.
Tra le file di tali idee che già si facevano sentire per le strade americane vi era Martin Luther King con il suo movimento che rifuggiva la violenza e si apriva al dialogo verso il raggiungimento dei diritti inalienabili dell’uomo per la popolazione nera. Le richieste del leader sarebbero state accolte da Kennedy se non fosse stato per la sua prematura morte del 1963.
J.F. Kennedy si trovava a Dallas in visita ufficiale con la famosissima moglie Jaqueline Kennedy al suo fianco e il governatore John Connally e la rispettiva consorte nella limousine presidenziale. Alle 12.30 circa un proiettile venne sparato dal sesto piano di un edificio sulla Dealey Plaza colpendo la schiena del Presidente per poi uscire dalla trachea e ferire gravemente il governatore Connally che gli sedeva affianco, portandolo alla morte qualche minuto dopo mentre veniva trasportato in ambulanza.
Il colpevole, Lee Harvey Oswald, attivista ed ex militare dei Marines trasferitosi in seguito in Unione Sovietica, venne interrogato dalla polizia, sospettosa della sua colpevolezza nonché della sua attività sostenitrice del comunismo.
2 giorni dopo l’assassinio del Presidente, il 24 novembre, Oswald venne ucciso da un sostenitore di J.F.K., Jack Ruby, ma in realtà collegato ad attività criminali e alla malavita.