Tempi duri per le pubblicità sul gioco d’azzardo. Dopo il divieto emesso dal governo italiano, anche il Regno Unito è intenzionato ad applicare il pugno duro sugli spot riguardanti il settore. Studi recenti avevano rilevato un’intensa presenza di messaggi legati a siti di gambling durante gli eventi sportivi, con un conseguente incremento del numero di scommesse. Una situazione difficile da sostenere per chi lotta contro il gioco d’azzardo patologico, convinto del ruolo dei mass media nella diffusione della ludopatia.
I punti principali proposti dal Cap, il garante che sorveglia gli annunci pubblicitari nel Regno Unito, riguardano una serie revisione del sistema degli spot televisivi e digitale. La novità più rilevante riguarda la proibizione delle pubblicità online sui prodotti collegati al gambling destinati ai minorenni. Insomma, gli strumenti per la raccolta dei dati devono essere impiegati per evitare che gli annunci su siti e social network siano visibili a chi ha meno di 18 anni. Importante anche il divieto della comparsa di calciatori, star o personaggi famosi che hanno o dimostrano meno di 25 anni, o in generale possono suscitare un interesse per i minori. Inoltre, i social game avranno delle restrizioni per evitare di assomigliare in maniera evidente al gioco d’azzardo, instillando il demone della ludopatia per poi farlo germogliare con puntate in denaro. Le pubblicità e gli influencer saranno poi controllati per stabilire quando il messaggio veicolato è conforme con le norme di legge.
Le proposte avanzate nel Regno Unito sono una base su cui può essere costruita anche la legislazione europea, Italia compresa. Il Decreto Dignità ha di fatto deciso di oscurare le pubblicità dell’azzardo in televisione a partire da quest’estate, ma la soluzione può costare parecchio in termini di denaro ai media e alle casse dello Stato. Non bisogna nemmeno sottovalutare il ruolo dei casinò online nella diffusione di un gioco d’azzardo consapevole, con le numerose misure adottate negli ultimi anni per avvicinarsi ai clienti dell’industria.
I portali registrato presso AAMS infatti utilizzano sistemi potenzialmente molto efficaci, che tuttavia richiedono ancora una certa consapevolezza da parte dei giocatori. Il più utilizzato è l’autoesclusione, che permette agli utenti di iscriversi a un registro unico tramite il quale non si può più aprire un account sui siti di scommesse. Insieme a questo, i server inviano messaggi pop-up agli internauti e renderli consapevoli dei rischi che possono correre giocando per troppe ore o con troppo denaro sulla rete. Inoltre, i casinò online effettuano una serie di test sulla propria clientela, in modo da conoscere meglio le abitudini e cercare di intervenire prima che sia troppo tardi. Infine, i siti invitano gli scommettitori a impostare un limite massimo di ricariche mensili da effettuare sul proprio account, in modo da gestire le finanze in maniera più assennata. Un particolare che rientra sempre nell’ambito delle scelte del giocatore, ma può costituire un aiuto importante. Insomma, le soluzioni esistono già all’interno del sistema, e vietare totalmente la pubblicità potrebbe non essere la risposta ai problemi di ludopatia del nostro Paese. Il Regno Unito lo insegna.