Nell’ambito dell’inchiesta sullo sversamento di petrolio in Val d’Agri, in Basilicata, è stato arrestato un dirigente ENI del centro oli di Viggiano, all’epoca coinvolto nei fatti. Il dirigente è stato sottoposto alla misura cautelare di arresti domiciliari. Insieme a lui sono indagate altre 13 persone per una serie di reati come disastro ambientale, abuso d’ufficio e falso ideologico.
Il caso si riferisce ad uno sversamento di petrolio nel sistema idrico dei comuni della Val d’Agri per via di una – secondo i magistrati – negligenza da parte dell’azienda di idrocarburi. Il petrolio in questione sarebbe uscito dai serbatoi di stoccaggio, raggiungendo la rete fognaria prima e le condutture dell’acquedotto poi. Quell’acqua potabile è destinata all’irrigazione di oltre 35mila ettari di terreno e alla popolazione dei comuni circostanti.
Eni, nella sua risposta ufficiale, “ritiene di essere intervenuta tempestivamente e di aver posto in essere tutti i migliori interventi di Messa in Sicurezza di Emergenza (Mise) con l’obiettivo di contenere, perimetrare e rimuovere la contaminazione“, quindi rinnegando l’accusa di inerzia mossa dalla magistratura.