Prestando servizio in una casa di cura privata in ambito assicurativo ti scontri quotidianamente con le più turpi forme di vita. Per ciò che concerne l’ingrato lavoro allo sportello esiste l’ipocondriaco seriale, il quale si sottopone a duecentomila check-up, esami e controlli senza alcuna ragione apparente, il maleducato seriale, deciso ad avere l’ultima parola e che il più delle volte parla senza alcuna cognizione di causa, il confuso, il quale si presenta senza ricetta medica, non ha le carte in regola e la tessera sanitaria scaduta nel dopo guerra ed infine, di tanto in tanto, in questo lavoro si manifesta come per magia il tanto insperato soggetto nella norma, senza apparenti psicosi.
Sono pronta a giurare e vi posso garantire che iniziare a lavorare alle otto di mattina, circondata da un battaglione di questi individui che piantonano l’abitacolo dalle sette e mezza in modalità zombie, come se non avessero nulla di meglio da fare nella vita, è ciò che di più spaventoso e irritante potrebbe accadervi. Si accalcano, non ti permettono di deambulare o di raggiungere la tua postazione e, dio non voglia, non abbiano perennemente da lamentarsi per qualcosa ed esigano venga posto rimedio nell’istante in cui ci viene comunicato, mentre magari sei alle prese con tre pazienti per volta, sommerso di carte, prese in carico e ricette mediche.
Il lavoro d’ufficio è, se possibile, ancor più arduo. Partiamo dal presupposto che stare incollati al computer per ore e ore consecutive nuoce gravemente alla vista e alla pazienza, perfino in chi è munito della più inesauribile, inoltre, oltre a sbrigare nel poco tempo che ci rimane tutto il lavoro per il giorno seguente, dobbiamo anche avvisare chi ha i voucher scaduti, chi non ha ricevuto l’autorizzazione dalla propria assicurazione e infine chi è ancora in attesa di conferma.
Alla base di una comunicazione chiara e proficua vi è un reciproco rispetto che spesso e volentieri viene a mancare in quanto questi individui ti trattano alla stregua di un galoppino. Si aspettano tu gli risolva perfino ciò che spetta a loro fare, devi impersonificare la loro guida, la loro mamma e più che mai la loro segretaria.
Gli scenari che si susseguono sono, su per giù, sempre gli stessi nonché i seguenti: persone che ti inveiscono contro, come fosse nostra la responsabilità e dovessimo farci carico di tutti i mali del mondo, inferociti da una scadenza che spettava unicamente a loro monitorare e per la quale tengo a sottolineare vengono contattati solo sotto forma di cortesia.
Hanno la pretesa tu risolva la situazione non curanti della circostanza che non presti servizio presso la loro persona e che comunque gli basterebbe telefonare alla loro assicurazione per ottenere ciò che vogliono e sanare la situazione. Soggetti estremamente maleducati, già a conoscenza della loro condizione, i quali non hanno nemmeno la premura di avvisare per comunicare che non si presenteranno all’appuntamento e che hanno persino l’ardire di rispondere con fare spazientito azzardando un “see, lo sapevo già, arrivederci”.
Il mio prediletto però rimane il prototipo 0, l’individuo confuso: non avanza pretese ma è talmente ottenebrato dalla sua ottusa inesperienza e inettitudine ambulante da attendere inerme gli caschi la manna dal cielo e che, come per magia, i tasselli del mosaico vadano al loro posto. Non sanno niente, non trovano la documentazione, a malapena sono consapevoli di quali esami debbano eseguire, eppure vogliono presentarsi per una prestazione sanitaria.
In questo ambiente la mole di lavoro è immensa, siamo perennemente subissati da un oceano di carte da fatturare, revisionare e alle quali trovare il corretto collocamento, siano esse recenti, future o datate, per non menzionare tutto il resto degli impegni di cui non ho fatto parola. Il minimo che si richiede è che i pazienti portino pazienza, siano maggiormente tolleranti e abbiano rispetto per il nostro arduo nonché laborioso impiego. Una deferenza di cui siamo più che mai degni.
I miei colleghi sono bionici, ad una prima occhiata sembrano fondersi con i computer, perennemente sull’attenti sono sempre consci di cosa sia giusto fare o non fare, come agire in qualsivoglia contesto, non perdono mai la calma, agiscono con estrema naturalezza, certamente maturata sul campo (di guerra) non sono soggetti a stati di panico e hanno perfino l’onere e la bontà di istruirmi in tutta la loro meticolosità , oltre che essere persone disponibili e squisite.
In piedi e un applauso per i nuovi martiri, coloro che lavorano nelle assicurazioni!