La Russia è stata esclusa dalla partecipazione ai principali tornei sportivi internazionali, tra le quali Olimpiadi e i Campionati del mondo per quattro anni. La dura punizione è stata inflitta dal comitato esecutivo della WADA, Agenzia Mondiale Antidoping, dopo aver rilevato che Mosca ha falsificato i dati di laboratorio con prove fittizie e cancellato i file collegati a test antidoping positivi che avrebbero potuto aiutare a identificare i dopati. Oltre a questo, la Russia non potrà ospitare o concorrere all’assegnazione di tornei sportivi per tutto l’arco del periodo stabilito.
La WADA ha esonerato anche funzionari statali russi, nonché funzionari del Comitato Olimpico Russo (ROC) e del Comitato Paralimpico Russo (RPC), per un periodo di quattro anni.
Russia esclusa per doping: lo scandalo
Alla base dell’esclusione risiede lo scandalo sul doping emerso da un rapporto del 2015 commissionato dalla stessa WADA, la quale ha trovato prove del doping di massa nell’atletica russa. Da quel momento in poi non solo molti atleti non hanno partecipato alle ultime due Olimpiadi ma, in più, la Russia è stata privata della sua bandiera ai Giochi invernali di Pyeongchang dell’anno scorso. Trattasi di una punizione dovuta all’insabbiamento dei casi di doping durante i Giochi di Sochi del 2014.
Il Paese ha ammesso dal canto suo l’esistenza di alcuni problemi, ma ha negato l’accusa di aver progettato il doping di Stato. Pertanto, la Russia si appellerà al CAS, Corte di Arbitrato per lo Spor, che ha sede a Losanna, solo dopo che la questione verrà dibattuta dalla RUSADA, agenzia russa antidoping.
Ad annunciarlo Svetlana Zhurova, primo vicepresidente del commissione internazionale della Duma, la camera bassa del Parlamento russo:
Il 19 dicembre si terrà una riunione del Consiglio di vigilanza della RUSADA: deciderà se la RUSADA accetta queste raccomandazioni o meno. E il tribunale di Losanna in seguito. Sono sicura al 100% che la Russia andrà in tribunale perché dobbiamo difendere i nostri atleti”.