La mascherina è uno degli accessori più utilizzati e richiesti in questo periodo contrassegnato dal coronavirus covid-19. Dopo mesi di allarmismi e di casi connessi al virus che ha piegato, si può dire, un mondo intero, sembra puro eufemismo tornare alla normalità in considerazione di tutto quello che è successo. Se in un primo momento la mascherina era obbligatoria, il pane quotidiano per lavoratori e persone normali chiamate alle esigenze più disparate, adesso sembra un’optional. A tal proposito aleggiano dubbi e perplessità sull‘uso della mascherina in estate.
Le temperature aumentano, il caldo incombe e il dubbio amletico “mascherina o non mascherina questo è il problema” affligge ognuno di noi. Comunque siano mascherine di stoffa, chirurgiche, tessuto non tessuto o col filtro, esse rendono difficile la respirazione, ancor più quando la condensa le rende umidicce. Peraltro non arrivano buone notizie in ambito sanitario, visti i rischi per la salute legati a difficoltà respiratorie, colpi di calore e disidratazione.
Tuttavia esistono delle soluzioni per ovviare a questi problemi. Ad esempio in Cina hanno provato mascherine in plexiglass appoggiate come occhiali sul naso e cappellini con visiere in polietilene a coprire il volto oppure, in Germania, due designer hanno testo una sfera da indossare, che rende l’indossatore una simil specie di ampolla da pesci esotici.
La sfida delle aziende giapponesi
Alcune aziende giapponesi sono impegnate nella realizzazione di “mascherine fredde” da indossare durante l’estate. In questo caso si tenta l’ausilio di materiali freddi ad alta tecnologia e soluzioni refrigeranti da applicare all’interno delle maschere. Da un lato c’è chi utilizza un tricot morbido ed elasticizzato simile ai tessuti già utilizzati nell’atletica leggera, e dall’altro chi vuole inserire xilitolo all’interno dei tessuti per assorbire il calore e il sudore. Si tratta di test pur sempre da perfezionare e magari avranno un risultato importante in futuro.
Il parere degli esperti
“Le mascherine col caldo diventano fastidiose, è vero. Ma in questo momento sono un modo per ridurre il rischio di trasmissione”: questo è il pensiero espresso all’AdnKronos dal virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco. Secondo l’esperto infatti, nonostante il sudore, la difficoltà a respirare a fondo e il calo dei nuovi casi, la mascherina dev’essere pur sempre un dispositivo preventivo fondamentale: “La mascherina ha un’azione utile: dobbiamo considerarci tutti potenziali positivi e sapere che, indossandola, possiamo proteggere gli altri e contrastare la diffusione del virus. La battaglia è ancora in corso”.
Un parere discordate ha invece palesato Massimo Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano: “La mascherina è utile e importante e deve essere mantenuta in ambienti chiusi e condivisi con altre persone, ma vista l’attuale situazione in Italia, con l’evidente riduzione della carica virale nei soggetti infettati dal coronavirus in questo momento, e vista soprattutto la stagionalità, quindi il caldo e il maggiore irraggiamento Uv, all’esterno questa misura risulta non utile e fastidiosa”.
Entrambi concordano sul fatto che nei luoghi chiusi o laddove non si possano rispettare le distanze di sicurezza la mascherina debba essere obbligatoria. Trattasi comunque sia di una questione tuttora in una fase quanti mai sentita di discussione.
Il parere dell’Oms
Anche l’Organizzazione mondiale della Sanità si è espressa sull’uso della mascherina nonostante interventi precedenti. Fino a qualche tempo fa l’Oms ha ricordato più volte l’insufficienza della mascherina per proteggersi dall’infezione (indossare la mascherina “può indurre un falso senso di sicurezza”).
Invece la nuova direttiva, recita la recentissima linea guida, rivendica l’importanza delle mascherine, visto che “forniscono una barriera per le goccioline potenzialmente infettive“. A questo proposito ha ampliato anche le circostanze in cui sarebbe fortemente raccomandato utilizzare le mascherine, non solo nei luoghi chiusi, anche “all’aperto, nei posti affollati e nei luoghi pubblici”.