Gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, come quelli approvati dai governi dei Paesi membri dell’Onu per l’Agenda ONU 2030 oppure il Green Deal approvato dalla Commissione Europea o il Next Generation EU conosciuto anche come Ricovery Fund, hanno trovato come alleato maggiore la finanza sostenibile. Quest’ultima negli ultimi anni ha, difatti, già riscosso notevoli successi e registrato tassi di crescita elevati.
Cos’è la finanza sostenibile
Con il termine finanza sostenibile si indica la messa in pratica del concetto di sviluppo sostenibile all’attività che riguarda il settore finanziario. Questo vuol dire che ha come obiettivo la creazione di valore nel lungo periodo, muovendo i capitali verso un’attività che non è solo volta a generare un maggiore valore economico, bensì che sia anche utile alla società e non soltanto a carico del sistema sociale e ambientale.
In altre parole, bisogna considerare il compenso per i lavoratori affinché sia equo; bisogna rispettare i valori etici e sociali e, infine, bisogna proteggere e salvaguardare l’ambiente. Si sta, quindi, mirando a creare valore per l’investitore in sé e per tutta la società mediante una strategia di investimento ad hoc, orientata principalmente al medio-lungo periodo e che sia in grado di integrare l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di governance.
Criteri ESG
Per fare quello che abbiamo appena detto, ci sono dei requisiti da rispettare. Tra questi, c’è l’integrazione dei criteri ESG, che sta per Environmental, Social, Governance. Questi rappresentano un insieme di criteri finanziari che vengono utilizzati proprio per valutare la sostenibilità di un’impresa e degli investimenti.
Negli ultimi anni, infatti, il mercato della finanza sostenibile ha registrato una crescita degna di nota a livello non solo nazionale o europeo ma soprattutto a livello globale. Questo ha portato diversi operatori ad integrare i criteri appena citati nelle proprie strategie di investimento; infatti, viene messa anche a diposizione la possibilità di una simulazione di un portafoglio nei fondi ESG.
Intelligenza artificiale e finanza sostenibile
In relazione ai criteri ESG, in particolare quello che riguarda l’ambiente, i dati sono altamente non strutturati e questo li rende perfettamente adatti per l’analisi dell’IA (Intelligenza Artificiale). Prima di continuare, capiamo cos’è. L’IA è l’abilità di una macchina di riuscire a mostrare capacità umane come ad esempio il ragionamento, la pianificazione, l’organizzazione, l’apprendimento e la creatività.
L’IA dà la possibilità ai sistemi di percepire e comprendere il proprio ambiente, mettersi in relazione con quest’ultimo e risolvere determinati problemi o agire in direzione di un obiettivo. Il computer riceve i dati, li processa e risponde.
Alla luce dell’impegno previsto da ogni singolo Stato nel rispettare gli obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030, e non solo, il settore della finanza dovrebbe prendere in considerazione l’utilizzo di queste nuove soluzioni di IA all’interno dei propri strumenti.
Inoltre, il loro utilizzo si rende estremamente utile per rendere chiaramente visibili le normative di riferimento, aumentate post crisi finanziaria; riescono a identificare eventuali lacune e suggeriscono anche delle correzioni, ecc. Insomma, l’IA si pone come fedele alleata sia in termini di costi sia di funzionalità e sia di sostenibilità.
È bene precisare che l’utilizzo dell’IA è soggetto a obblighi precisi ed è regolamentato da un pacchetto approvato dall’UE volto ad “assicurare la fiducia senza impedire l’innovazione”. Tutti i rischi, infatti, che minano la sicurezza o che sono una chiara minaccia per i mezzi di sussistenza e i diritti delle persone saranno categoricamente vietati.