Che internet abbia la sua lingua, è risaputo. Forse si parla di un linguaggio relativamente recente, poiché vanta appena 50 anni di vita, ma ciò non toglie che il linguaggio della rete, meglio noto come HTML, abbia già vissuto le sue evoluzioni, tanto da essere arrivato alla sua versione 5.0. Di acqua ne è passata sotto i ponti, da quando è stato sviluppato il primo codice HTML tag, allo scopo di rendere l’utente di un qualsiasi browser capace di fruire dei contenuti immessi nella rete: questo linguaggio è stato sempre più perfezionato, man mano che la tecnologia, e con essa la rete, sono finite per assumere un ruolo preponderante nella vita di ciascun internauta.
L’evoluzione del linguaggio HTML
Come per qualsiasi altra forma di linguaggio, HTML tags era molto limitato, in origine, e ben lontano dunque dal fornire agli utenti della rete le avvincenti esperienze cui adesso è quasi abituato.
Da questa e da molte altre esigenze congiunte, è emerso dunque il desiderio di formalizzare e nutrire quella sorta di alfabeto che era HTML tags, approdando dunque al primo grande aggiornamento: HTML 2.0, datato 1993. L’idea ebbe appena due anni di vita, perché già nel 1995 cominciò a presentarsi l’opzione HTML 3.0, che tuttavia non divenne mai realtà concreta e duratura a causa dell’aperto contrasto tra Microsoft e Netscape. Nel 1996, la formula HTML 3.2 desiderava appianare queste insanabili divergenze, approdando a una sintesi tra le estensioni di Microsoft e quelle di Netscape, che per ovvie ragioni si escludevano a vicenda.
Logica conseguenza fu quella di deprecare, e dunque proibire, gli elementi stilistici di Netscape, in una soluzione adottata nel 1997: in quest’anno, il linguaggio HTML 4.0 venne ufficialmente riconosciuto, salvo poi essere aggiornato nel 1999 alla versione 4.01. Questa è ufficialmente l’ultima versione del linguaggio riconosciuta, ma la sua implementazione e combinazione con la potenza di XML avrebbe dato alla luce al linguaggio XHTML, più restrittivo dell’originale ma forse proprio per questo preferibile per semplificare l’interoperabilità tra sistemi diversi. Nel 2000, il linguaggio XHTML 1.0 divenne realtà. Il passo ulteriore sarebbe stato quello di eliminare la retrocompatibilità con i vecchi sistemi, cosa che avrebbe portato all’elaborazione di un linguaggio HTML 2.0, ma l’arenarsi di quest’idea finì per aprire le porte al ritorno di un HTML “puro”, ossia HTML5. Oggi, HTML5, a differenza delle vecchie versioni, che permettevano principalmente di creare siti prettamente statici, necessitando l’utilizzo di CSS e JavaScript per il funzionamento, è molto più dinamico, includendo anche elementi multimediali. Supporta, infatti, nativamente il video e l’audio e permette anche di creare giochi o animazioni.
In pratica, HTML5 è in grado di fare cose che prima era possibile fare solo usando vecchi strumenti come JavaScript e Flash.
Si pensi ai portali di intrattenimento, come i casinò online: questi siti non potrebbero garantire la grande varietà di slot machine che adesso siamo abituati a vedere, ricchi di animazioni ed effetti sonori, se il loro linguaggio fosse ancora quello, relativamente povero, degli albori di HTML. La sua naturale e logica evoluzione ha permesso ai portali di gioco di evolversi a loro volta, nel rispetto delle normative vigenti, come quelle stabilite da ADM, e garantendo non soltanto una forma di intrattenimento responsabile, ma anche sicura sotto il punto di vista delle transazioni in game.
Non solo HTML: la tecnologia cloud al servizio dell’utente
Nutrire e modificare il linguaggio HTML non garantisce, da solo, il miglioramento delle performance della rete, che oggi può vantare altri strumenti per garantire le proprie performance, in termini di flessibilità e fruibilità per gli utenti connessi. Tra le tecnologie adoperate, spicca certamente l’hosting su cloud, che si fonda sulla condivisione dell’applicazione su una rete di server virtuali e dispositivi fisici, piuttosto che su un unico server.
Questo sistema garantisce dunque la flessibilità necessaria ad affrontare i picchi di traffico, adattandosi ai reali consumi dell’utente, in termini di consumo di banda e di pagamento. Il sistema garantisce anche una profonda tenuta, poiché fondato proprio su una rete di server: nel caso in cui uno dei dispositivi fosse colpito da un malfunzionamento, la rete regge comunque, mantenendo operativa l’applicazione.
Il concetto di condivisione alla base delle tecnologie cloud garantisce un elevato livello di sicurezza, che rende il sistema utile in una grandissima varietà di situazioni, da quelle legate al puro intrattenimento alle realtà industriali più evolute. Anche il mondo del lavoro, con lo smart working ha permesso a molti dipendenti di trascorrere alcune giornate a casa grazie proprio al cosiddetto cloud system.
In conclusione, emerge con chiarezza che le soluzioni più moderne passano soprattutto per una ridefinizione del linguaggio parlato dalla rete, ma non solo: l’evoluzione consiste anche nelle nuove tecnologie che il cloud mette a disposizione degli utenti, siano essi privati o aziendali. Nessuno ha ancora immaginato i confini di questa crescita: solo il tempo potrà dirci fin dove questa saprà spingersi.