Alessandro Canino a The winner is: “Il vero successo? Restare se stessi”

Venticinque anni di carriera, sette album pubblicati e tre partecipazioni al Festival di Sanremo alle spalle, questi sono alcuni dei dati che arricchiscono il curriculum professionale di Alessandro Canino che, in occasione della finalissima di “The winner is” in onda giovedì 13 luglio su Canale 5, ci ha raccontato le motivazioni che lo hanno spinto a rimettersi in gioco a livello mediatico, dopo anni in cui non ha mai smesso di dedicarsi anima e corpo alla musica.

Ciao Alessandro, partiamo dal presente: cosa rappresenta per te “The winner is”?
“Rappresenta un’opportunità, un mezzo per farmi ascoltare. Mi sono rimesso in gioco e confrontato con altri generi e tipologie di musica. Io so chi sono a differenza di altri artisti che mai si sarebbero messi in sfida, ma nelle cose grandi come in quelle piccole basta approcciarsi con semplicità, umanità e umiltà, colgo l’occasione per ringraziare tutta la produzione redazione e tutti quelli che lavorano all’interno del programma, davvero una grande squadra”.

Dire che sei tornato sarebbe un’inesattezza, visto che negli anni hai continuato a fare la tua musica con etichette minori, anche dopo l’esperienza con la Fonit Cetra. Cosa è andato storto?
“Quando si parla di me di inesattezze se ne dicono molte, rispondendo a te di storto in realtà nulla, io ho continuato a fare il mio mestiere con la stessa dignità professionalità e passione di sempre. Il fatto di collaborare più o meno con persone o personaggi conosciuti non vuol dire che vada male qualcosa, sono le mie scelte. La notorietà non è l’equivalente di talento, ci sono artisti bravissimi che rimarranno anonimi e ci sono fenomeni di cui ci rimane un mistero il successo per quanto effimero. Al massimo ho sopravvalutato delle situazioni e alcune persone, ma questi errori di valutazione esistono in ogni contesto no?”.

Rimettersi in gioco a 43 anni. Perchè?
“A 43 anni scade la voce? Si è giovani credimi, la voce nn ha etá, ci sono molti cantanti che hanno una grande grinta anche a 80. Capisco che la TV ha un gran potere, arriva a più persone, ma io non mi sono rimesso in gioco a 43 anni, ho sempre fatto tour in tutto il mondo, ho solo scelto di fare una trasmissione con molto entusiasmo. Non si decide di scegliere di dedicarsi alla musica, nel mio caso è istinto, è una cosa innata”.

Tutto è partito nel 1992 dal Festival di Sanremo con “Brutta”. Perché secondo te quella canzone è rimasta nel tempo?
“Il periodo storico conta molto, per la musica erano tempi d’oro, grandi erano i suoi protagonisti e indimenticabili le canzoni che per mesi rimanevano in classifica. ‘Brutta’ è sempre molto attuale come tematica, inutile dirne il perchè, fiero ed orgoglioso di essere l’autore di un evergreen. Sui brani proposti oggi, che dire? Mancanza di gavetta per quanto riguarda i giovani che escono dai talent e i grandi autori forse sono messi un po’ troppo da parte da un meccanismo, una discografia che macina velocemente per investire poco”.

A proposito di Festival, in questi giorni si parla molto del successore di Carlo Conti alla guida di Sanremo, tu hai partecipato a ben tre edizioni targate Baudo: non credi che l’innovazione più grande possa essere rappresentata da un ritorno alla tradizione, quindi, di Pippo?
“Pippo per me è un mito, è colui che mi ha scoperto. Mi capita talvolta di incontrarlo, è inutile dire che sia inimitabile. Carlo è un amico, un grande professionista ed è molto tradizionale, non fa nulla di forzato è un bravissimo presentatore e conduttore. Sono entrambi due grandi professionisti”.

Chi ha smesso di credere in te? Puoi farci nomi e cognomi se vuoi
“No, non te li faccio, solo perchè darei loro ancora spazio ed importanza”.

Chi, al contrario, c’è sempre stato e non ha mancato di donarti il suo supporto?
“Il pubblico che in me si e sempre immedesimato. Io sono una persona semplice che svolge un mestiere, ma che non vive di eccessi ne di sfarzi, la mia vita è comune a molte altre. Il grazie più grande va alla mia famiglia e agli amici stretti”.

Non hai mai smesso di fare musica, dimostrando di essere mosso da una passione. Cosa pensi dell’attuale situazione del settore discografico? “Molti artisti, me compreso, hanno deciso di farsi da parte, perché non siamo esseri passivi alla mercé di qualcuno che decide al posto nostro. In realtà la mia carriera è continuata anche all’estero e i numeri sono ben maggiori di quel poco che ho trovato in Italia. Però a me i calcoli non mi sono mai piaciuti preferisco la passione e l’amore che metto in quello che faccio. Spero che la discografia italiana torni ad avere una personalità, un marchio, visto che nel mondo la nostra melodia è riconosciuta e premiata”. 

Negli ultimi anni hai coltivato la passione per la cucina, scrivendo anche un libro di ricette. Parteciperesti a MasterChef Vip?
“Si ‘Brutta ma Buona’ è alla quarta ristampa, si tratta di un libro di 40 ricette abbinate a 40 brani musicali nazionali ed internazionali, di cui 2€ vanno alla fondazione ‘Cure2children’ che mi vede testimonial con Leonardo Pieraccioni, Carlo Conti, Giorgio Panariello e molti altri, ci tengo a dirlo e quindi acquistatelo! Per MasterChef… chissà?”.

Alla luce di tutto quello che ci siamo detti: chi è Alessandro Canino oggi?
“Ciò che ero sono rimasto, forse il vero successo è proprio questo. Voglio aggiungere un ringraziamento a tutti quelli che leggeranno questa intervista. Vi abbraccio”.

Scritto da Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica e spettatore interessato di tutto ciò che è intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.