Abbiamo incontrato per voi il noto psichiatra Alessandro Meluzzi, che ci ha esposto quelli che sono i suoi pensieri sul cosiddetto femminicidio e tutte quelle forme di violenza, sia psicologica che fisica, che vanno dagli atti persecutori definiti come stalking allo stupro, fino all’omicidio. Di seguito l’intervista esclusiva rilasciata a noi di Italiapost dal noto psichiatra che, come sempre, si esprime a tutto tondo senza peli sulla lingua.
Essendo lei anche un criminologo, oltre che psichiatra, si è trovato spesso ad occuparsi del fenomeno della violenza sulle donne, o di genere che dirsi voglia. Qual è, secondo lei, la situazione oggi in merito?
“La violenza di genere, secondo me, è in grande progressiva diminuzione. Nel senso che se si confrontano i dati attuali con quelli dell’Italia post unitaria, i femminicidi erano circa dodici volte più di oggi, anche se venivano chiamati diversamente: delitti d’onore, stupro nel fienile, soldato che incontra una pastorella, ma le donne venivano uccise, malmenate e abusate molto più di oggi. È un fenomeno in sicura diminuzione, come molti altri reati verso la persona, l’allarme che suscita è soprattutto un costrutto culturale, che ci serve a riflettere su una certa difficoltà di relazioni interpersonali e di dinamiche tra i sessi, ma il fenomeno quantitativamente è sicuramente in diminuzione”.
Anche i casi di stalking e di molestie sono in continuo aumento…
“Anche in questo caso, direi che suscitano un grande allarme sociale essendo maggiormente visibili, perché le donne hanno acquisito un’autonomia personale che non avevano e, quindi, sono oggi in grado di decidere e di scegliere. Gli uomini che le perseguitano sono quelli che io ho chiamato in un mio libro ‘I maschi fragili’, incapaci di elaborare il lutto alla perdita della separazione e, di conseguenza, la frustrazione. Si tratta in genere di uomini affidabili, presenti e fedeli, non certo di farfalloni con la Sindrome di Peter Pan che se vengono abbandonati se ne fregano. Sono persone che non hai mai preso in considerazione l’eventualità di essere lasciati dal proprio partnet, che si ritrovano spaesate e senza più alcun punto di riferimento”.
Esistono violenze al contrario dove sono gli uomini a subire? Quali sono i consigli che si sentirebbe di dare a un soggetto che riceve pressioni e minacce da un suo ex?
“A fronte di omicidi di genere, oggi, il 70% è rappresentato da uomini che uccidono donne, mentre il 30% sono donne che uccidono uomini. Il consiglio è, ovviamente, quello di chiedere subito aiuto ai carabinieri e alla polizia, perché rappresenta la prima e unica cosa da fare”.
Negli ultimi anni, parallelamente ai processi che si svolgono nelle aule in tribunale, i fatti di cronaca vengo sempre più spesso affrontati a livello mediatico. Questo fenomeno, secondo lei, può influenzare in qualche una sentenza?
“Sicuramente si, d’altra parte fermare l’informazione sarebbe come fermare l’aria con le dita. Ormai viviamo nell’era di una giustizia mediatizzata, in cui bisogna sapere che quella pubblicità dell’evento del processo, voluta dal legislatore e dal costituente, è potenziata in qualche modo dalla presenza dei media. Ci troviamo di fronte inevitabilmente, incontrovertibilmente e, come dico spesso, irreversibilmente a questa realtà”.
Non è il suo caso, ma non trova che ci sia poco rispetto dei ruoli, che troppo spesso giornalisti s’improvvisano detective, oppure opinionisti si travestono in esperti penalisti. Questo può generare confusione nello spettatore?
“Indubbiamente si, ma è inevitabile che accada in una società mediatizzata, dove tutti fanno tutto e dove ognuno vorrebbe fare la parte di un altro. Non c’è più rispetto dei ruoli, questo può portare confusione nello spettatore, ma sarebbe ancora più grave se producesse dubbi in chi alla fine dovrà precedere le decisioni ma, fino a questo momento, per fortuna, non credo sia accaduto”.
Lei è un attento studioso. Che cosa ne pensa dei social?
“Tempo fa sono stato colpito da ‘ZERO’, un social utility network che, anziché servire a fare pettegolezzi e comunicazione sterile, crea risparmio in bolletta e benessere. Un esempio riuscito di tecnologia veramente abbinata ai bisogni delle persone”.
Alla luce della sua esperienza, cos’è per lei la fede?
“La fede per me è l’adesione ad una scommessa, l’idea che mi spinge a pensare che sia meglio credere che ci sia qualcosa piuttosto che niente”.