Arcelor Mittal lascia ILVA Taranto: tra i motivi scudo penale e pochi incassi

Arcelor Mittal lascia la gestione dell’ILVA di Taranto e rimette il problema ai commissari straordinari: tra le motivazioni, l’abbandono dello scudo penale e la crisi del settore. A rischio i livelli occupazionali.

L’ILVA di Taranto continua ad essere un rebus senza fine in bilico tra procedimenti normativi e giudiziari. Il gruppo Arcelor Mittal ha oggi formalizzato la richiesta di rimettere nelle mani dei commissari straordinari la gestione dello stabilimento di Taranto. La notizia era nell’aria da giorni, quando i vertici della società indiana si sono detti contrariati ai provvedimenti legislativi in fase di studio, ed è stata confermata da alcune indiscrezioni questa mattina.

Ora la decisione sarebbe definitiva: sono state inviate due lettere dalla società in direzione dei commissari straordinari e dei sindacati. Attualmente l’accordo con Arcelor Mittal, siglato solo un anno fa, prevedeva che la fase intermedia di “affitto” sia dello stabilimento che della produzione, sarebbe terminata nel 2020: si sarebbe dovuto poi procedere all’acquisizione definitiva. Pare, quindi, che il secondo passaggio non avverrà e la gestione tornerà in mano ai commissari straordinari.

Perchè Arcelor Mittal si ritira da ex Ilva?

Il problema dello “scudo penale” non rinnovato

Le motivazioni erano nell’aria: in prima istanza la vaghezza del governo sul cosiddetto “scudo penale” hanno allarmato la dirigenza. Lo scudo penale, introdotto nel 2015 dal governo Renzi era “necessario” per poter operare al riparo dagli occhi della legge e dei tribunali, ma anche per invogliare eventuali commissari o compratori ad amministrare la società.

Lo scudo non è stato incluso nel decreto Salva Imprese su cui il Governo ha posto la fiducia e potrebbe essere privo di efficacia a breve. Secondo una recente indagine, inoltre, oltre il 90% dei lavoratori dell’ILVA sarebbe contrario all’applicazione di uno scudo penale. Secondo il Governo, però, la reticenza del gruppo franco-indiano non è giustificata dalla realtà dei fatti. Ha dichiarato il ministro Provenzano:

Ricordo che per l’articolo 51 del Codice penale chiunque agisce nell’adempimento di un dovere come per il piano ambientale non è punibile, tantomeno per colpe di altri ed errori commessi in precedenza. Dunque, una tutela c’è. Gli accordi con Arcelor Mittal restano validi. Non ci sono alibi o pretesti

La crisi dell’acciaio al centro dell’abbandono

Lo stesso ministro è stato protagonista di un incontro congiunto tra il ministro Patuanelli (MISE) e l’ad di Arcelor Mittal. Già in quella sede l’ad si è detta impossibilitata a garantire i livelli occupazionali vista la profonda crisi del mercato dell’acciaio.

Questa è una delle altre motivazioni che spingono verso la chiusura: la sottoproduzione dello stabilimento, viste le esigenze del mercato, non sarebbe più tollerabile. Nella lettera inviata ai commissari, la società chiede di lasciare la gestione dello stabilimento entro 30 giorni lanciando una vera e propria bomba occupazionale prima e politica poi.

 

Scritto da Matteo Squillante

Napoletano di nascita, attualmente vivo a Roma. Giornalista pubblicista, mi definisco idealista e sognatore studente di Storia presso l'Università di Roma Tor Vergata. Osservatore silenzioso e spesso pedante della società attuale. Scrivo di ciò che mi interessa: principalmente politica, cinema e temi sociali.