Architettura reversibile: cos’è e come applicarla

L’architettura si sta interrogando su come costruire in maniera sempre più sostenibile nell’immediato futuro. Il dibattito porterà nel breve termine all’implementazione di soluzioni edilizie utili dal punto di vista ambientale, della funzionalità e vivibilità.

Una delle più grande sfide della nostro tempo sta nella realizzazione di prodotti che siano riciclabili, o comunque che possano avere una seconda vita. Questo discorso deve essere applicato a maggior ragione all’architettura. Infatti, secondo le ultime tendenze, ogni materiale impiegato dovrebbe essere totalmente riciclabile. Di questa materia si occupa l’architettura reversibile, ovvero quel modo di pensare che elimina totalmente ogni tipo di spreco dalla progettazione.

La reversibilità nell’architettura può essere intesa sia dal punto di vista pratico, ovvero non riempire le discariche di prodotti edili non riciclabili, ma anche dal punto di vista organizzativo. Ciò significa che ogni spazio dovrebbe essere adattabile, flessibile e ambivalente. Così, se cambiano le esigenze di vita o di lavoro del suo proprietario, non bisognerà abbattere e ricostruire, ma semplicemente riadattare.

Questo discorso può sembrare complesso, ma in realtà è facilmente applicabile. Bisognerebbe iniziare per step: la pavimentazione, l’arredo urbano, per finire poi alla realizzazione di costruzioni ecosostenibili fin dai tetti.

Pavimenti autobloccanti per risparmiare collanti

Molto popolari, sia nell’ambito pubblico che privato, sono i pavimenti autobloccanti. A differenza delle pavimentazioni tradizionali, questi non prevedono l’utilizzo di collanti. Al contrario, vengono posati a secco e stabilizzati tramite una sabbia speciale che tiene i blocchi fermi nel tempo.

Si tratta di una soluzione assolutamente ecologica, in quanto le materie prime, totalmente riciclabili, possono essere smontate e riutilizzate in un altro contesto: un bel vantaggio economico, ma soprattutto ambientale.

Arredo urbano ecosostenibile: quali sono le soluzioni

Valorizzare gli spazi pubblici significa creare un ambiente più vivibile e, quindi, una città migliore. Per questo l’arredo urbano dovrebbe essere funzionale, ma anche ecologico, in modo da dare il buon esempio. Le care panchine in legno e in ferro, infatti, si sono dimostrate poco adatte ai tempi correnti, in cui il minimalismo è diventato esigenza.

Applicare l’architettura reversibile all’arredo urbano significa scegliere materiali neutri, come ad esempio la pietra, ma soprattutto modulari. Questi, cioè, dovrebbero essere smontabili all’occorrenza per essere utilizzati in altri contesti oppure riciclati. Si potrà unire design a funzionalità: infatti una panchina di nuovo stampo può essere tranquillamente spostata in un’altra zona, se ce n’è la necessità, senza spreco di materiali edili.

Fondamentale è la ricerca sui materiali

In questo complesso cammino è la singola azienda a fare la differenza. Innovare e sperimentare aiuta a introdurre sul mercato prodotti sempre più performanti e adatti al tempo corrente. Fra le realtà che più sperimentano nel settore edilizio bisogna menzionare CEDA, presente sul mercato da cinquant’anni, ma sempre disposta a trovare nuove soluzioni. I loro materiali si adattano perfettamente al concetto di architettura reversibile, mostrando come sia possibile unire sostenibilità, qualità e costi accessibili per l’acquirente finale.