Banca Carige, c’è un accordo: pronte anche Generali, intesa e Unipol

ANSA/LUCA ZENNARO

Accordo Banca Carige, accordo nella notte tra grandi investitori e Consorzio di Garanzia

Banca Carige è salva, c’è l’accordo tanto agognato tra i grandi azionisti, ovvero Malacalza Investimenti, Gabriele Volpi e Aldo Spinelli, e le banche del Consorzio di Garanzia  rappresentate da Deutsche Bank, Credit Suisse e Barclays. L’atmosfera si era fatta molto tesa nei giorni scorsi, aggravata anche dal fatto che la Bce ha introdotto le norme dell’Addendum e dalle vicende di Creval.

Insomma, il dialogo era inesistente, tanto che per Carige era fattibile l’ipotesi dell’oblio, viste le difficili trattative. Invece, per fortuna, la prima firma è avvenuta alle 13 di venerdì, e i toni si sono definitivamente distesi solo durante la nottata. Stando alle prime voci di corridoio, gli sviluppi sul conto di Carige sono una ricapitalizzazione consistente, visto che sarebbero pronte a intervenire al bisogno anche Generali, Intesa Sanpaolo e Unipol. Il loro intervento sarebbe ripagato con una divisione delle quote intorno ai 30 milioni di Euro.

Gli interventi per salvare Banca Carige

Ci saranno dei provvedimenti al riguardo: per esempio, il prezzo delle azioni Carige è già stato fissato a 1 centesimo, mentre prossimamente ci sarà la possibile cessione di crediti deteriorati per 1,2 miliardi al Credito Fondiario.

Il titolo è tornato a Piazza Affari dopo la sospensione da parte della Consob venerdì scorso, ma non ci sono garanzie visto che la Consob ha il potere decisionale poco pima dell’apertura delle operazioni borsistiche, quindi oggi ci sarà, ma domani potrebbe essere diverso. Del resto, chi è pro Carige è abituato alla precarietà, così come chi investe con metodi alternativi: per esempio, chi dice che eToro è truffa?

Banca Carige non farà la fine di Mps grazie a UnipolSai, Generali e Intesa Sanpaolo

Ovviamente, l’accordo Carige non smorza certo le polemiche tra i soci e il consorzio di Garanzia. Gabriele Volpi aveva acconsentito di salire dal 6 al 9,9%, mentre Malacalza Investimenti ha confermato di voler aumentare la sua presenza nell’istituto di credito dal 17,6% al 28%.

Resta incerta la cifra sul piatto: gli imprenditori non vanno oltre i 140 milioni sui 560 necessari. E’ già un passo avanti che i vertici hanno stimato 300 milioni di Euro per il salvataggio. Un contributo dato per certo anche grazie a UnipolSai, Generali e Intesa attraverso la conversione in azioni delle loro obbligazioni. L’ad Carige, Fiorentino, ha dichiarato che sono stati chiamati in causa altri investitori internazionali, intenzionati non solo a voler gestire il monte di Npl ma anche a volerne diventare soci.

I nomi sono ancora avvolti nel mistero, ma tutto questo è servito per evitare la procedura di risoluzione con intervento statale come accaduto per Mps. Pensare che Mps era una delle più antiche banche d’Italia, oltre che polo di primaria importanza per tutta la politica italiana. Carige sarebbe stato il dodicesimo istituto di credito ad aver bisogno di interventi per sanare i conti e dissolverla per sempre.

 

 

Scritto da Matteo Squillante

Napoletano di nascita, attualmente vivo a Roma. Giornalista pubblicista, mi definisco idealista e sognatore studente di Storia presso l'Università di Roma Tor Vergata. Osservatore silenzioso e spesso pedante della società attuale. Scrivo di ciò che mi interessa: principalmente politica, cinema e temi sociali.