Disposti gli arresti domiciliari per gli ex vertici di Banca Popolare di Bari, secondo alcuni testimoni esercitavano il controllo anche senza ricoprire ruoli all’interno della banca
La vicenda del crac della Banca Popolare di Bari, sotto stretta osservazione delle autorità, si arricchisce con l’arresto di Marco e Gianluca Jacobini, padre e figlio che hanno guidato per anni l’istituto di credito. Il gip Francesco Pellecchia ha disposto gli arresti domiciliari per l’ex presidente e per il figlio, numero due nella gerarchia aziendale. L’accusa è di falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza, per i presunti falsi rapporti inviati a Consob e Banca d’Italia.
A motivare la richiesta di arresto è stata la testimonianza del whistleblower, minacciato di licenziamento, Luca Sabetta, ma anche quella di Benedetto Maggi, manager ed ex vice responsabile della Direzione Crediti. Quest’ultimo avrebbe rivelato ai magistrati che i Jacobini avevano ancora un ruolo preminente nelle decisioni in merito alla Popolare di Bari, pur non avendo alcun ruolo di rilievo.
Inoltre è stato illustrato ai magistrati come siano stati posti ostacoli al rientro di alcune anomalie gestionali e all’impossibilità dei piccoli azionisti di ritornare in possesso delle somme investite. Contemporaneamente, però, i grandi azionisti sono stati particolarmente favoriti dalla situazione, potendo accedere a linee di credito agevolate. Il testimone ha così riassunto la situazione: “Marco (Jacobini) governava la banca con uno sguardo“.
Tra le operazioni disposte dall’ex presidente della banca anche il trasferimento, avvenuto il 20 Dicembre scorso, di 5 milioni di euro di fondi propri verso la Banca Popolare Pugliese.