La retorica politica e sociale è spesso dominata dal cosiddetto “benaltrismo”, una tendenza a minimizzare problemi e soluzioni di un dato problema accostandoli ad altri non logicamente collegati. Benaltrismo è un neologismo di recente formazione che si basa sulla locuzione “ben altro” usata come argomentazione incontrovertibile al rifiuto nell’affrontare una determinata questione.
Da alcuni dizionari il lemma è così esplicitato:
Nel linguaggio giornalistico, l’atteggiamento di chi elude un problema sostenendo che ce ne sono altri, più gravi, da affrontare.
Benaltrismo, uso e storia
Il termine è entrato a far parte del lessico italiano da una decina di anni circa, quando il dibattito politico si è per la maggior parte spostato sui social e quando sono emerse le prime tendenze a mettere in secondo piano alcuni problemi del nostro tempo come le migrazioni.
A dare risalto al termine ha contribuito in questi giorni un video pubblicato dai The Jackal, in cui si ironizza sul clima d’odio intorno all’argomento migratorio, spesso troncato con forti manifestazioni d’odio e la pietra tombale, per l’appunto, del benaltrismo. Nel video gli youtuber napoletani insistono a voler fare una campagna di sensibilizzazione includendo i più svariati temi, dall’omosessualità a Guerre Stellari, pur di non “offendere” la sensibilità benaltrista del pubblico.
Che cos’è il Whataboutism
Il termine benaltrismo, invece, sembra avere un’origine più lontana essendo un calco dall’espressione anglosassone “whataboutism” modellata su “what about”, traducibile – in un contesto discorsivo – come un contrargomentativo. Secondo alcuni il whataboutism fu un termine già coniato nei primi anni ’60 per definire la politica internazionale dell’URSS che per difendersi dalle proprie storture indicava quelle occidentali. Secondo il dizionario d’inglese Oxford il termine è databile agli anni ’90 con le stesse caratteristiche che connotano il benaltrismo nostrano.