I ragazzi dipingono la porta in vico del Pepe

Beni Confiscati Genova: tutti i progetti per il quartiere della Maddalena

l quartiere con il più alto numero di immobili confiscati è proprio quello della Maddalena e qui risiede o esercita la propria attività gran parte dei primi firmatari del “Cantiere”. Tutti insieme hanno aderito alle iniziative proposte dall’associazione: una di queste è stata l’incursione notturna di “Questa non è una saracinesca”.

“Un bene confiscato è un nuovo palco”, così recita la scritta che presto campeggerà su una porta in Vico del Pepe nel sestiere della Maddalena a Genova, e con essa uno sfondato che raffigura un vicolo sul palco di un teatro o forse un teatro in strada. «È il palco su cui ognuno può mettere in scena il suo lato migliore» spiega la ragazza con il pennello in mano.

Beni Confiscati: Ma qual è il significato di quest’opera muraria?

Bisogna fare un salto indietro fino al 2014 quando, a seguito della conferma della Confisca Canfarotta, ossia confisca di immobili appartenenti ad una famiglia legata alla criminalità organizzata operante nel centro storico genovese, si costituì il gruppo Cantiere per la legalità responsabile che riunisce privati e alcune associazioni. Il loro intento era quello di dare visibilità ai 96 beni immobili confiscati sul territorio Genovese, in modo che venissero presto ridestinati ad uso sociale come previsto dalla legge.

Il quartiere con il più alto numero di immobili confiscati è proprio quello della Maddalena e qui risiede o esercita la propria attività gran parte dei primi firmatari del “Cantiere”. Tutti insieme hanno aderito alle iniziative proposte dall’associazione: una di queste è stata l’incursione notturna di “Questa non è una saracinesca” nel 2016, quando manifesti recanti la scritta “Questa non è una saracinesca, ma un bene confiscato” furono affissi alle serrande dei fondi confiscati sul piano strada.

I gruppi scout che hanno curato i beni confiscati

Da qui alla pittura delle Maddacinesche il passo è stato breve: «Quella di Genova è la confisca più grande del nord Italia, ma anche la più difficile da mostrare e gestire» Spiega Elena del gruppo Scout GE5, uno dei gruppi che aderisce al Cantiere. «Infatti si tratta non solo di appartamenti, ma anche molti fondi e magazzini al piano strada che difficilmente si possono distinguere dalle saracinesche abbassate dei negozianti e privati che nel quartiere spesso si trovano a chiudere per le difficoltà economiche e sociali del luogo – continua Elena – Così, visto che i nostri manifesti sono stati staccati, abbiamo deciso di passare a qualcosa di più permanente e subito si è pensato alla pittura su saracinesca».

Le prime quattro sono state dipinte alla fiera della Maddalena del 2016 e le altre nel corso di altri eventi tenutisi nel quartiere, come ad esempio la Notte Bianca dei Bambini o il Madd@Natale.

Le Maddacinesche costituiscono un percorso fisico (su ognuna è indicata la successiva da vedere) e tematico: infatti, ognuna di esse ha un significato specifico che lega immagini e parole. Sono state create da diverse persone e gruppi come gli artisti di UGA, i ragazzi del Progetto “Anemmu” di Libera Liguria, gruppi scout del GE 4, GE5, GE25 e GE26 e tanti altri.

Progetti per il futuro: investimenti e bandi

Lo scopo di rendere visibili questi beni in parte è stato raggiunto, ma ancor più importante grazie a queste attività, nel febbraio del 2017, con una delibera, il Comune di Genova ha acquisito 11 di questi beni confiscati e presto dovrebbe uscire un bando per la loro ridestinazione e il loro utilizzo.

A proposito di ciò sono già state fatte diverse proposte, tra cui quelle presenti nella tesi di laurea in Architettura di Jorge, che nel suo studio ipotizzava un investimento pubblico per l’utilizzo temporaneo dei beni e la nascita di eventi per stimolare la creatività dei partecipanti, tuttavia solo con l’uscita del bando si potranno avere idee più chiare sui progetti possibili da attuare.

Anche se questa era l’ultima saracinesca da dipingere l’attività del Cantiere per la Legalità Responsabile non vorrebbe fermarsi qui: «Il terreno è fertile, ma c’è da capire chi può o vuole investire, non solo per il piano strada, ma anche per gli appartamenti. Dobbiamo capire anche in che cornice muoverci e ci piacerebbe proporre cicli di attività, creare spazi associativi, magari un albergo diffuso. Per questo attendiamo l’uscita del bando o di altre possibilità» racconta Davide del “Cantiere”.

Nell’attesa di novità riguardo il destino di questi immobili si possono vedere queste coloratissime saracinesche seguendo il percorso indicato in questo link.