Umberto Bossi non ha gradito la svolta meridionalista di Matteo Salvini. Per niente. E con il suo linguaggio colorito ha chiarito la sua netta contrarietà al progetto di scendere al di sotto della Padania: “È una roba da coglioni”, ha sentenziato il Senatur, aprendo un fronte polemico nella Lega Nord. “Il problema è: che cosa vai lì a fare? A portare soldi? A promettere una nuova Cassa per il mezzogiorno?”, ha sottolineato l’ex ministro nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Ma Salvini non si è fatto spaventare: “Dispiace che coincidano le analisi di Bossi e di Forza Italia, ma io vado avanti per la mia strada”.
Ma secondo Bossi la strategia è perdente su tutta la linea: “Al Sud la gente non dice: guarda come è cambiata la Lega. Dirà: guarda che casino quando viene la Lega, meglio che se ne resti lassù”.E così ha ribadito la necessità di una Lega che deve tornare alle origini: “È nata per la libertà del Nord. Non diventerà un’altra cosa raccattando i voti di quattro fascistoni. Che tra l’altro sono voti che nessuno vuole e con cui non fai niente”.
SALVINI DIFESO DALL’ATTACCO DI BOSSI
Matteo Salvini ha trovato un supporto tra i big della Lega, compresi i suoi potenziali avversari per la leadership del Carroccio. “Anche Bossi ci aveva provato negli anni Novanta e a lui andò male”, ha commentato il presidente leghista della Regione Lombardia, Roberto Maroni. “Sono convinto che adesso ci siano le condizioni per farlo senza perdere la nostra identità ma aggiungendo alla nostra identità nordista, proprio in un rapporto federativo tra nord e sud, anche la rappresentanza delle regioni del sud”, ha aggiunto l’ex ministro dell’Interno, bacchettando la posizione del Senatur.