Call center a Taranto: Stipendio da fame di 92 euro al mese

A Taranto le lavoratrici di un call center venivano pagate 0,33 centesimi all’ora

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Alcune lavoratrici di un call center a Taranto hanno trovato il coraggio di denunciare questa situazione vergognosa: sono donne, madri di famiglia che sono state sfruttate per pochi spicci: “Adesso stiamo lottando, ma siamo rimaste senza lavoro” dice una di loro. “Quando mi sono lamentata, mi hanno detto questo è se ti sta bene, altrimenti quella è la porta”.

La denuncia: calpestate la dignità

Le lavoratrici sono unite e hanno denunciato l’azienda, non solo per questi magri stipendi, ma per alcune pratiche lesive della dignità umana e professionale, come ad esempio le pause per il bagno decurtate dalla busta paga: “Non potevi fare due minuti di ritardo o andare 5 minuti in bagno che il contagiri smetteva di girare e ti scalavano minuti e ore”.

Questo scenario l’hanno scoperto i carabinieri di Taranto a seguito della denuncia della Slc Cgil per sfruttamento delle lavoratrici in un Call Center.

Legge anti caporalato anche per i call center

“Stiamo valutando la possibilità di chiedere l’applicazione della legge anti caporalato dice Lumino, sindacalista che è intervenuto nella vicenda: “Quella che riguarda i lavoratori dell’agricoltura/dell’edilizia. Qui, in termini di paga e di trattamento, ci sono le stesse condizioni”.

Il 25 gennaio, con la chiusura del Call Center, sono in 30 ad aver perso il posto. Una lavoratrice dice: “Io ero in una sala dove eravamo una quindicina. Tutti in nero al 100%. Avevamo pattuito, verbalmente, ‘un fisso’ di 500, euro lordi soltanto se si riusciva a stipulare 6 nuovi contratti. Se nell’arco di un mese non spuntavo nulla, non prendevo un centesimo…pur avendo lavorato. Ogni mattina, la Team Leader cominciava a gridarci forza forza…deve venir fuori il contratto! Altrimenti rimanete a casa!”

La triste realtà

Eppure questo genere di notizie non scandalizzi più nessuno. Sembra che nella società di oggi accettare stipendi da 0,33 centesimi l’ora sia la normalità e che queste donne abbiano sbagliato a denunciare e che dovrebbero ringraziare perché non hanno ancora spostato il lavoro in un altro Paese, dove c’è chi si accontenterebbe di prenderne 0,32.

Ma siamo proprio sicuri che questa sia la strada giusta?