Julian Assange è stato arrestato a Londra nell’ambasciata dell’Ecuador. Sette agenti in borghese di Scotland Yard lo hanno portato via di peso dalla sede diplomatica, dove l’ambasciatore aveva dato loro il permesso di entrare. Il fondatore di Wikileaks viveva da rifugiato dal 2012 per evitare l’estradizione negli Stati Uniti, ma poi il governo di Quito aveva deciso di revocare la concessione dell’asilo al giornalista australiano.
Il motivo della revoca, spiega il presidente dell’Ecuador Lenin Moreno, sarebbe dovuto alla “violazione della convenzione internazionale” da parte del giornalista australiano e ha assicurato che non sarà estradato in un Paese che applica la pena di morte.
Il padre di Wikileaks era ricercato dalla giustizia britannica per aver violato i termini della libertà vigilata, dopo essere stato fermato a Londra per violenza sessuale e stupro in Svezia: la donna che lo accusa intende chiedere la riapertura dell’indagine contro di lui.
Assange teme di essere estradato negli States a causa della diffusione dei documenti riservati del Dipartimento di Stato, estradizione che Washington non ha comunque finora mai richiesto ufficialmente.
Le reazioni
Edward Snowden, ex contractor del governo Usa alla base dello scandalo della raccolta dati della National security agency (Nsa), definisce su Twitter quello di oggi “un giorno buio per la libertà di stampa”.
Images of Ecuador's ambassador inviting the UK's secret police into the embassy to drag a publisher of–like it or not–award-winning journalism out of the building are going to end up in the history books. Assange's critics may cheer, but this is a dark moment for press freedom. https://t.co/ys1AIdh2FP
— Edward Snowden (@Snowden) April 11, 2019