Il palazzo o castello della Zisa (dall’arabo al-Azīza, ovvero “la splendida”), è uno dei monumenti più rappresentativi del periodo arabo-normanno a Palermo, uno tra i monumenti del 51esimo sito UNESCO italiano e sorge nell’omonimo quartiere del capoluogo siciliano.
Il castello fu realizzato nel XII secolo e, nonostante si collochi nel centro abitato, tale posizione non deve trarre in inganno. Esso infatti venne costruito in un’area che al tempo si trovava al di fuori delle mura cittadine, circondato dal verde del parco Genoard, avendo la funzione di residenza estiva dei re Normanni. Questi ultimi erano attratti dallo sfarzo e dal modello arabo, adottandone anche il cerimoniale e i costumi.
Fu così, che la Zisa, come tutte le altre residenze reali, venne realizzata alla maniera “araba”, basandosi su modelli dell’edilizia palazziale dell’Africa settentrionale e dell’Egitto.
Castello della Zisa: i mutamenti nel corso dei secoli
Il Castello della Zisa pervenuto fino ai nostri giorni, è un tesoro inestimabile che nel corso dei secoli ha subito parecchi cambiamenti di carattere strutturale e ornamentale. In modo particolare, nel seicento, vi è stata una rivoluzione radicale necessaria per evitare che le pessime condizioni potessero degenerare mettendo a rischio l’integrità complessiva dell’unicum.
Vennero, così, eseguite numerose modifiche all’interno, realizzati nuovi volumi sul tetto a terrazza, un grande scalone modificati i vani finestra sui prospetti esterni. Tali mutamenti vennero effettuati da Don Giovanni di Sandoval, a chi risale lo stemma marmoreo con i due leoni, oggi posto sopra il fornice di ingresso. Nel 1808, con la morte dell’ultimo Sandoval,a Zisa passò ai Notarbartolo che la utilizzarono per usi residenziali fino agli anni ’50, quando la regione Sicilia la espropriò.
La Zisa fu restituita alla pubblica fruizione, con i restauri della fine degli anni ’70 inizio ’80. Infine, nel 1971 si è proceduto alla ricostruzione delle volumetrie originarie, adoperando cemento e mattoni in cotto, materiali differenti dall’originaria pietra arenaria.
Esposizioni all’interno del palazzo
Nelle sale sono esposti dei manufatti molto significativi di matrice artistica islamica. Tra questi sono di grande rilevanza le eleganti musciarabia, paraventi lignei a grata e gli utensili di uso comune o talvolta di arredo come ad esempio ciotole, candelieri e mortai realizzati in ottone con decorazioni incise e spesso impreziosite da lamine sottili in oro e argento.
Itinerario di visita del Castello della Zisa
Partendo dallo sbocco di Via dei Normanni verso destra, vi si trova l’istituto Sacro Cuore che da il nome alla piazza. Seguono i pietoso ruderi di quella che una volta era Villa Tamaio e che oggi ospita magazzini.
Procedendo possiamo ammirare la facciata in stile veneziano di un palazzo la cui storia si interseca con quella della borghesia imprenditoriale cittadina e che vanta tra i suoi illustri ospiti lo zar Nicola I con la sua famiglia.
Sempre sulla destra si apre la Via Oberdan che fa da scenografia al Villino Florio e sempre sulla via abbiamo la sede delle suore “Figlio di San Giuseppe”. Quest’ultimo è un palazzo in stile composito che vanta di una bella apertura sulla piazza Principe di Camporeale, in stile neogotico. Attraversando la piazza, lo stile architettonico perde identità fra le nuove costruzioni e le antiche abitazioni. Attraverso un varco in una di queste nuove costruzioni (la Via Paolo Gili) si raggiungono i vecchi magazzini Ducrot, oggi, dopo anni di completo abbandono, recuperati come i ”Cantieri Culturali della Zisa” e da questi, si arriva al monumento-principe del quartiere: il Castello della Zisa, passando davanti alla Cappella della Santissima Trinità, di origine bizantina. Scendendo verso la Via Zisa, si incontra la cinquecentesca Chiesa dell’Annunziata, oggi Parrocchia di Santo Stefano.
La leggenda sui “Diavoli della Zisa”
Secondo la tradizione popolare vi è una leggenda legata a una decorazione pittorica su una volta: in essa sono raffigurate delle creature mitologiche che rappresentano delle divinità olimpiche. Secondo la tradizione palermitana, però, non si tratta di semplici divinità, ma di diavoli che custodiscono delle monete d’oro nascoste all’interno del Palazzo della Zisa.
Il tesoro fu lasciato da Azel Comel e El-Aziz, arrivati a Palermo dopo esser fuggiti per proteggere il loro amore ostacolato dal padre di lei. Sempre secondo la leggenda, i due giovani amanti fecero costruire il Castello della Zisa appena giunti in città, ma dopo aver appreso che la loro fuga era stata causa del suicidio della madre di El-Aziz, morirono a breve distanza l’uno dall’altro, non prima però di aver affidato ai diavoli la protezione del loro tesoro tramite un incantesimo.
Il mito narra che chiunque cerchi di contare l’esatto numero dei diavoli non ci riesca per via del loro continuo mescolamento che impedisce di contarli. Inoltre, diverse altre leggende sono legate a questa, come quella secondo la quale il giorno dell’Annunziata (25 marzo) chi fissa per troppo tempo i diavoli della Zisa ad un certo punto li vedrà muovere la coda o storcere la bocca.
Castello della Zisa: prezzi e biglietti
Il biglietto intero è di costo € 6,00 mentre il ridotto € 3,00.
Il biglietto gratuito, invece, è riservato ai cittadini sotto i 18 anni, personale docente italiano della scuola di ruolo, guide turistiche dell’Unione europea e interpreti turistici.
È riservato anche al personale di ruolo dell’assessorato regionale beni culturali, membri di ICOM (International Council of Museum) e ICCROM (International organization for conservation of cultural heritage) gruppi o comitive di studenti delle scuole pubbliche e private dell’Unione europea previa prenotazione accompagnati da un insegnante ogni 10 alunni.
Nell’entrata gratuita sono anche inclusi studenti e docenti della facoltà di architettura, conservazione dei beni culturali, scienze della formazione e corsi di laurea in lettere o materie letterarie con indirizzo archeologico o storico artistico Delle università e delle Accademie di belle Arti. Il biglietto è rilasciato agli studenti mediante esibizione del certificato di iscrizione per l’anno accademico in corso.
L’entrata gratuita è rivolta anche a giornalisti iscritti all’albo nazionale e provenienti da qualsiasi altro paese con esibizione di documento; portatori di handicap e un loro familiare o accompagnatore e operatori delle associazioni di volontariato che svolgono attività di promozione e diffusione della conoscenza dei beni culturali.