La Questione Catalana non è finita con la fuga-esilio di Carles Puigdemont in Belgio. Paradossalmente, l’ex presidente è più presente in queste settimane che quando era in Catalogna, nel silenzio del Palau de la Generalitat.
Il premier spagnolo Rajoy, infatti, era convinto di poter chiudere la faccenda (almeno per la prossima legislatura) convocando elezioni anticipate a Dicembre, che, date le condizioni politiche catalane equivaleva a convocarle il giorno dopo.
Il progetto era, verosimilmente, quello di liberare la scena politica dai vari Puigdemont, Junqueras, Cuixart e Forcadell per dare spazio ad una maggioranza anti-indipendentista capitanata dai Ciudadanos di turno.
Il piano è riuscto in parte: secondo alcuni sondaggi Ciudadanos sarebbe la prima forza politica della regione, al momento, ma è anche vero che il fronte indipendentista (ex Junts pel si, ora Junts per Catalunya) sarebbe a un solo seggio dalla maggioranza assoluta.
Il trappolone in cui rischiano di cadere i vari Felipe, Rajoy e Saenz de Santamaria è quello di indire elezioni per legittimare il risultato referendario. Puigdemont, secondo la legge spagnola, è ancora candidabile ed elegibile dato che la sceneggiata della fuga all’estero ritarderà verosimilmente il processo. L’ex presidente sa di non poter governare a lungo termine: ma l’importante è essere eletti.
Elezioni catalane, la campagna elettorale è virtuale
Tra Bruxelles e Barcellona si sperimenta un pattern che probabilmente sarà il futuro delle prossime competizioni politiche: la campagna social. Non propriamente virale, ma social. In assenza di convention ed eventi sul territorio (delegati ai pochi che sono sfuggiti al carcere), Twitter e Facebook giocano un ruolo fondamentale.
?Parla
??Canta
⚔Defensa't
?Imprimeix
?Piula
?♀️Baixa al carrer
✔Penja coses al balcó
?Pica cassoles
?Ves de grocVa ser un referèndum, i farem un país millor!#JuntsXCat pic.twitter.com/ZRll6k8rds
— Carles Puigdemont ? (@KRLS) December 5, 2017
Video ben studiati (in location anonime), esaltazione delle vittorie politiche del PDeCat, ma soprattutto, grande risalto alla giornata del primo Ottobre, punto cardine dello storytelling dell’esilio. C’è anche una grande attenzione al voto giovanile, dato che molto si basa su foto e su concetti visivi. È definitivamente quello il target a cui puntano per ottenere risultato.
Interessante anche lo slogan della formazione: “Parla, Canta, Difenditi, Stampa, Twitta, Scendi in Piazza, Appendi cose al balcone, Fai Rumore”.
Se la strategia dovesse funzionare, e probabilmente funzionerà dato l’anonimato internazionale degli oppositori, non ci sarebbe da stupirsi se altre forze politiche in giro per il mondo provassero a imitare quella che nasce come situazione di emergenza.