Armando Siri, classe 1971, genovese. Parlamentare della lega, per la precisione senatore, nonché sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Ideologo della flat tax – (quanto ci piace l’inglese “tassa piatta”). Indagato per corruzione in quanto pare che abbia ricevuto una tangente di circa euro trentamila per agevolare contributi in favore di imprese operanti nel settore eolico.
Cioè avrebbe il sottosegretario consentito l’introduzione nel DEF del 2018 (ovvero nel Documento di Economia e Finanza che annualmente viene proposto dal Governo e approvato dal Parlamento) di una norma a favore di determinate categorie imprenditoriali, profilandosi a suo carico l’anzidetta accusa di corruzione.
Ciò che più fa tremare i vertici della Lega è la circostanza che la vicenda vede coinvolta la Procura di Roma unitamente alla Procura di Palermo nonché la DIA (Direzione Investigativa Antimafia). Ecco perché il nome Siri spunti da ormai diversi giorni alla ribalta della cronaca e si sente parlare continuamente del “Caso Siri”. Il senatore, come avrebbero rivelato le indagini, avrebbe ricevuto la tangente da un ex parlamentare di Forza Italia, Paolo Arata, anch’egli genovese, il quale a sua volta era indagato dalla DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) per i suoi contatti con Vito Nicastri, il “re dell’eolico”, imprenditore palermitano prima agli arresti domiciliari e adesso in carcere.
Ecco perché il “caso Siri” sta smobilitando i vertici della politica, al punto da indurre il Ministro Toninelli a ritirargli le deleghe e da indurre Di Maio a sparare a zero contro la Lega di Salvini. Quest’ultimo reagisce chiedendo al confratello premier di sciacquarsi la bocca e alla fine chi dovrà dirimere la vicenda delle dimissioni pare sia il terzo super partes Giuseppe Conte. Staremo a vedere come si concluderà quest’altro capitolo di sana politica che questa volta ha colpito nel fianco il Partito che ha in mano Ministero della Giustizia e il Ministero degli Interni.