Renzi lascia il Partito Democratico. Una notizia dell’Ansa già stamani dava quasi per scontate le dimissioni di Renzi, fatto smentito dal tweet di un fedelissimo renziano, Marco Agnoletti, il quale poi aveva annunciato la conferenza stampa alle 17:00.
Il discorso del Segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, di cui molti attendevano un passo indietro, è finalmente stato reso noto in conferenza stampa alle 18:30: Renzi si è dimesso ufficialmente, dichiarando che adesso si aprirà una Pagina nuova all’interno del PD. Si è dichiarato orgoglioso del lavoro svolto in questi anni, e ha ammesso che la sconfitta del Partito Democratico è stata chiara ed evidente.
Dimissioni Renzi, le pressioni degli avversari
Le pressioni su Renzi, però, non sono provenute solo dall’interno: il M5S ha buttato benzina sul fuoco. Alessandro di Battista, infatti, ha affermato che i il Movimento pentastellato sarebbe disponibile a creare una possibile convergenza con il Partito Democratico, solo al patto che non ci sia Renzi di mezzo.
Ovviamente le pressioni interne, sommate alle parole di Di Battista, non hanno fatto altro che aumentare le tensioni interne al Pd: una convergenza tra M5S e PD arginerebbe, almeno momentaneamente, il populismo di destra dilagante rappresentato da la Lega di Salvini, grande vincitore di queste elezioni.
Renzi, proprio a proposito di una possibile alleanza con qualsiasi forza di opposizione, si è dichiarato non disposto a trattare e ha dichiarato che rimarrà all’opposizione di un qualsiasi governo di maggioranza. Proprio su questo argomento ha sfidato tutti gli altri schieramenti politici che, come lui, fino all’ultimo giorno delle elezioni si sono dichiarati contrari ad ogni possibile “inciucio”. Solo adesso, secondo l’ex-segretario, gli italiani capiranno se gli altri partiti rimarranno fedeli alla loro linea politica.
Adesso cosa succederà al PD?
Come ha affermato Renzi in diretta, Matteo Orfini ha già ricevuto il mandato di convocare il congresso del PD, momento un cui verranno indette le primarie del partito. Renzi, comunque, lascerà il suo ruolo solo dopo l’insediamento del Parlamento e la formazione del nuovo governo, qualunque esso sarà. Dopo questa avventura l’ex-segretario ha annunciato che non si ritirerà dalla politica ma tornerà a fare il “senatore semplice”, disposto anche a ostacolare il PD stesso se tenterà di formare un’intesa con i 5S. Al momento sembra difficile pensare ad un sostituto di Renzi, o anche un possibile candidato alle prossime primarie; già prima della dichiarazione pubblica delle dimissioni, sono circolati vari nomi di una reggenza temporanea affidata al presidente del partito Matteo Orfini, o a Lorenzo Guerini o Maurizio Martina. Vedremo, poi, se Gentiloni si sentirà pronto per candidarsi alle Primarie, cosa, al momento, alquanto improbabile.