Il re dell’Arabia Saudita, tenendo fede al piano di riforme Vision 2030 ,già i primi giorni di Giugno aveva concesso la emissione delle patenti di guida a dieci donne saudite per poi revocare, come previsto per fine mese, il divieto di guida alle cittadine.
La revoca del divieto di guida è stata sostenuta dal principe ereditario Mohammed bin Salman, figlio del re saudita. Il principe Mohammed ha ordinato una serie di cambiamenti che cercano di diversificare l’economia dipendente dal petrolio e migliorare la vita dei sauditi.
Facciamo un passo indietro e proviamo a ragionare sui motivi per i quali questo e altri divieti sono stati imposti alle donne. L’Arabia Saudita è uno stato di etnia prevalentemente araba. L’Islam sunnita è la religione ufficiale del regno che segue l’interpretazione giuridica e teologica del Wahhabismo.
La dottrina wahabita ha sempre considerato le donne un nemico da tenere a bada. In base alla Shari (termine generalmente tradotto come ‘Legge di Dio’), tipica di uno stato fortemente teocratico come l’Arabia Saudita, alle donne sono stati imposti i divieti più svariati; il divieto di guida è solo uno dei tanti.
La Shari si fonda infatti su tre disuguaglianze essenziali: uomo-donna, musulmano-non musulmano, libero-schiavo. Fra le diverse interpretazioni della disuguaglianza uomo-donna, si ritiene che le donne posseggano solo un quarto del cervello dell’uomo (cit. dello sceicco Saas al Hajiry).
Un’altra bizzarra interpretazione sostiene che le donne non possano guidare perché correrebbero il rischio di danneggiare il proprio apparato riproduttivo. In più la giuda le distrarrebbe dal dedicarsi in tutto e per tutto agli impegni familiari, per non menzionare il danno che arrecherebbe alla loro dignità. Se la donna di per sé è considerata un pericolo, una donna con un mezzo a disposizione sarebbe catastrofica.
Le donne saudite hanno avuto accesso al voto solo nel 2011, risale solo al 2012 la data in cui le atlete hanno avuto il permesso di competere alle Olimpiadi e solo quest’anno è stato loro concesso di andare allo stadio.
Sempre sulla scia del rinnovamento auspicato nel piano di riforme Vision 2030, il re Salman ha recentemente abolito l’obbligo di approvazione maschile. Questa prevedeva che le donne avessero per accettare un posto di lavoro, accedere all’università e a particolari cure mediche l’approvazione di un membro maschio della propria famiglia, tal volta anche del figlio.
Quella di sabato 23 Giugno 2018 è dunque la data che segna una conquista del mondo femminile saudita. In Arabia Saudita le donne non avranno più bisogno che un parente, rigorosamente maschio, le accompagni a lavoro o in qualsiasi altro luogo desiderino andare.