Via al processo d’appello contro il marito di Elena Ceste. Il processo di secondo grado è iniziato oggi e Michele Buoninconti, che si proclama innocente, avrebbe chiesto a uno dei suoi legali di voler sapere come è morta la moglie.
Proprio Buoninconti è stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere perché ritenuto colpevole di aver uccisa la moglie, Elena Ceste, il 24 gennaio del 2015 a Costigliole d’Asti. Ora dovrà essere il processo di secondo grado a stabilire se la pena verrà confermata o meno. L’udienza, la prima, questa mattina si è svolta a porte chiuse ma al termine si è saputo che la difesa ha chiesto al giudice un supplemento di perizie.
In pratica si vogliono smontare i capisaldi su cui si è imperniata la sentenza di primo grado per smontare il teorema che l’assassino di Elena Ceste è il marito Michele Buoninconti. Tre le perizie che sarebbero state avanzate dalla difesa: uno sull’esame autoptico, una sul cellulare dell’imputato e infine una sul terriccio rinvenuto sugli abiti della donna.
In aula erano presenti anche i genitori di Elena Ceste che attraverso il loro avvocato hanno fatto sapere: “La nostra opera è sempre stata orientata verso la ricerca della verità. Accetteremo dunque qualsiasi atto che possa chiarire gli aspetti che ai giudici appaiano ancora nebulosi. Già al momento del ritrovamento era in condizioni tali da non permettere di ricostruire l’omicidio, a maggior ragione adesso”.