La vittoria (prevista) di Duque arriva alla fine di una lunga campagna elettorale in Colombia che ha polarizzato gli elettori in una fase di grandi cambiamenti per la società colombiana.
A un anno e mezzo dalla firma dell’accordo di pace con la FARC, il gruppo guerrigliero di ispirazione marxista-bolivariana che ha lottato contro lo stato colombiano per 52 anni, l’integrazione gli ex combattenti nella società e il processo di pace sono stati un tema centrale nel dibattito che ha preceduto le elezioni.
Ma non solo: il programma dei maggiori esponenti, a detta di molti osservatori, chiamava i colombiani a guardare al futuro di un Paese che si è finalmente lasciato il conflitto alle spalle ed è alle prese con una transizione verso una fase nuova della sua storia: per la prima volta dopo decenni la parola “economia” ha preso il posto di “sicurezza” al centro del discorso politico nazionale.
Eliminati molti candidati al primo turno
I candidati più moderati, sconfitti al primo turno, hanno lasciato il posto a due sfidanti dai programmi apertamente di destra e sinistra. Iván Duque, già dato come favorito dai sondaggi, ha fatto leva sull’insoddisfazione della popolazione riguardo agli accordi di pace del 2016, che hanno fatto calare drasticamente la popolarità dell’ultimo presidente, Juan Manuel Santos, vincitore del Premio Nobel per la Pace, ma fortemente criticato dall’opinione pubblica colombiana.
L’accordo tra lo stato e la FARC, sul quale la popolazione era stata chiamata a esprimere la propria opinione tramite un referendum, era stato inizialmente bocciato dal voto popolare, ma fu successivamente modificato e ratificato direttamente dal parlamento, una processo da molti avvertito come antidemocratico.
La critica maggiore mossa dagli oppositori della pace con la FARC è che il patto è troppo indulgente con gli ex guerriglieri, senza rendere giustizia alle vittime del conflitto.
Il vincitore delle elezioni
Duque, che gode dell’appoggio dell’ex presidente colombiano Álvaro Uribe, famoso per aver usato il pugno di ferro contro i guerriglieri della FARC durante i suoi due mandati, ha dichiarato di voler modificare il testo degli accordi di pace.
Il nuovo presidente propone un programma social-conservatore e neoliberista che piace agli imprenditori, e si ripromette di combattere la corruzione. L’ex avvocato entrò in politica nel 2014, quando Uribe lo convinse a lasciare un posto alla Banca Interamericana di Sviluppo a Washington DC per diventare senatore nelle sue file.
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— Noticias al Sur (@Noticiasalsur1) June 18, 2018
A 42 anni sarà il presidente più giovane nella storia della Colombia e guiderà una cruciale fase di transizione nella storia del Paese sudamericano.
L’opposizione al nuovo Governo
Notevole è però anche il successo di Gustavo Petro: dopo decenni di assenza totale dal panorama politico colombiano, la sinistra torna con lui ad avere un posto di rilievo alla guida dell’opposizione. Per un Paese ancora traumatizzato da decenni di guerriglia marxista, il 41,8% dei voti è un ottimo risultato.
#PlanDemocracia2018 #EleccionesColombia #VotacionesSeguras #ColombiaDecide Resalta la total tranquilidad y normalidad en la jornada electoral para presidencia que se llevó a cabo en los diferentes municipios del Huila, según informe de @HuilaPolicia en https://t.co/PaAVZCpiYB pic.twitter.com/e4CPV4AlIS
— Noticias al Sur (@Noticiasalsur1) June 18, 2018
Non solo: gli aperti legami dell’ex guerrigliero del M19 con Hugo Chávez hanno senza dubbio spaventato parte dell’elettorato, che in particolare nell’ultimo anno ha visto aumentare sensibilmente l’immigrazione di venezuelani in fuga verso la Colombia per scappare dalla terribile crisi economica in patria.
Il programma di Petro, oltre ad appoggiare gli accordi del processo di pace, ha proposto una politica sociale d’inclusione e ridistribuzione delle risorse che ha catalizzato molti voti in un Paese dove la divisione tra ricchi e poveri rimane netta.