Chi era Erostato e che significato ha oggi in italiano

Non tutti verranno ricordati per le loro gesta ed imprese a meno che non la si combina davvero grossa come il caso di Erostrato. Ma chi è costui?

Erostrato: il Personaggio

Siamo ad Efeso (attuale Turchia), IV secolo a.C., e tra le campagne ioniche un vecchio pastore si dimenava con tutte le proprie forze affinché la sua figura venisse immortalata nei secoli a venire: il ricordo di lui nei posteri era l’unica cosa che gli premeva. E quale modo migliore di farsi ricordare appiccando un incendio?

Erostrato l’ha fatta grossa: preso dalla sua smania, decise infatti dare fuoco ad una di quelle che allora era considerata una delle Sette Meraviglie del Mondo, ossia il tempio di Artemide, dea della caccia, conosciuto in tutta la Grecia per le sue enormi dimensioni e ricchissime decorazioni tanto che Antipatro di Sidone, nella sua Antologia Palatina, scrisse di rimanere sconvolto dalla struttura che si elevava fino alle nubi. Per il letterato greco il Colosso di Rodi o la Piramide di Cheope o addirittura il Mausoleo di Alicarnasso non erano niente in confronto alla tanta beltà del tempio.

21 luglio 356 a.C è la data della distruzione del luogo sacro. Ma come è possibile che Artemide abbia permesso tutto ciò? Il mito vuole infatti che in quella data specifica nascesse uno dei più grandi condottieri della storia, Alessandro Magno, e che in quel preciso istante la dea della Caccia vegliasse sul quel nascituro.

Dopo aver combinato tale guaio, non si perse tempo a incarcerare il povero pastore e presto venne condannato non solo alla morte ma anche a quella che successivamente il diritto romano avrebbe chiamato Damnatio Memoriae, cioè alla cancellazione di qualsiasi informazione del colpevole come se non fosse mai esistito.

Il concetto di Erostratismo

Pochissime fonti si hanno a disposizione sulla vita di Erostrato ma nonostante questo il personaggio è riuscito comunque nel suo intento: dal suo nome è stata coniato un neologismo. L’Erostratismo si riferisce infatti, in lingua italiana, all’ansia di sopravvivere nella memoria dei posteri.

Del resto, si dice spesso che l’importante non è che si parli bene o male di una persona, purché però se ne parli.