Il papà è il primo amore di ogni figlia, il primo eroe di ogni figlio e annualmente viene festeggiato il 19 di marzo con una ricorrenza particolare: la Festa del Papà. La Festa del Papà ricorre peraltro in concomitanza con la Festa di San Giuseppe, che nella tradizione popolare protegge poveri, orfani e ragazze nubili e, in relazione al suo lavoro, è anche il protettore dei falegnami, da sempre i principali promotori della sua celebrazione. Ma come nasce la Festa del Papà? Quali sono le sue tradizioni più importanti?
La concomitanza tra le due feste fu stabilità in un certo senso dalla Chiesa Cattolica che, nel 1871, aveva proclamato San Giuseppe protettore dei padri e patrono della Chiesa universale. Decisione perfettamente sintetizzata da papa Leone XIII:
“In Giuseppe hanno i padri di famiglia il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza; i coniugi un perfetto esemplare d’amore, concordia e fedeltà coniugale; i vergini un tipo e difensore insieme della integrità verginale”.
Dal punto di vista storico, il 5 luglio 1908 presso la chiesa metodista di Fairmon, in Virgilia (USA), la signora Sonora Smart fu la prima a sollecitare l’ufficializzazione della festa. Ufficializzazione concretizzata successivamente il 19 giugno del 1910 a Spokane, festeggiando così il compleanno del padre, veterano della guerra di secessione americana. Dapprincipio nacque come festa nazionale, ma in seguito è stata abrogata.
Inizialmente la Festa del Papà ricorreva nel mese di giugno, poi solamente quando varcò i confini dell’Italia si decise di slittarlo al 19 marzo, il giorno della Festa di San Giuseppe.
Festa del Papà 2020: le tradizioni
Due tradizioni caratterizzano la festa del 19 marzo, che si ritrovano in tutte le regioni d’Italia: i falò e le zeppole. La celebrazione di San Giuseppe collima con la fine dell’inverno, per cui si suole bruciare i residui del raccolto sui campi, ed enormi cataste di legna vengono assemblate ai margini della piazza per poi essere accese.
Quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni vi saltano di sopra scavalcandolo, mentre le signore anziane intonano inni per San Giuseppe. Questa ricorrenza ha sostituito i riti di purificazione agraria, effettuati nel passato pagano.
Questi riti tradizionali sono accompagnati dalla preparazione delle zeppole, ossia frittelle tipiche dalle forme e dagli ingredienti che variano da regione a regione.
A Napoli ad esempio, è esemplare la zeppola di San Giuseppe. Tradizione vuole che dopo la fuga in Egitto, con Maria e Gesù, San Giuseppe dovette vendere frittelle per potere mantenere la propria famiglia. Le zeppole sono realizzate con pasta choux e possono essere fritte o al forno; al di sopra viene posta la crema pasticcera e/o la marmellata di amarene.
Come dicevamo prima, la zeppola cambia da regione a regione. In Toscana e in Umbria è diffusa la frittella di riso, preparata con riso cotto nel latte e aromatizzato con spezie e liquori e poi fritta.
Salendo più a Nord, invece, troviamo la raviola, composta da un piccolo involucro di pasta frolla o pasta di ciambella richiuso sopra una cucchiaiata di marmellata, crema o altro ripieno, poi cotta al forno o fritta. Poi, in alcune regioni del centro Italia (soprattutto Toscana, Umbria e Lazio) sono diffusi dei dolcetti, sempre fritti, a base di riso cotto nel latte a cui si aggiungono a piacere vin santo, uva passa o canditi e che vengono chiamati frittelle.
Scendendo più a Sud, precisamente in Sicilia, sono presenti diversi tipi di dolci consumati specialmente durante questa ricorrenza, come ad esempio le Sfince di San Giuseppe.