Secondo giorno di Festival. Si parte con uno dei film più attesi di questo Festival, Sully di Clint Eastwood e con Tom Hanks, una film tipo Airport ispirato ad una storia vera e girato con un nuovo formato che diventa un pretesto per un racconto di patriottismo americano, come lo era stato American Sniper. Buon film ma di certo non tra i migliori di Eastwood.
Discorso analogo per Antiporno dell’alternativo Sion Sono, ormai da anni presenza fissa del festival, che porta il solito film complesso e intricatissimo. Non siamo certo alle vette altissime di Love & Peace, film dell’anno scorso, ma Sion Sono è un regista che ama strafare e non annoia mai. In prima mattinata, intanto, ho già visto Ta’ang, documentario del cinese Wang Bing su una popolazione nomade stanziata in Birmania.
Il pomeriggio la stampa vede in anteprima il terzo film in concorso, Lady Macbeth di William Oldroyd, che con la tragedia shakeasperiana non ha nulla a che vedere, film piuttosto apprezzato in sala.
Segue Death in Sarajevo del regista premio Oscar Denis Tanovic, che la Bosnia ha scelto come candidato per i prossimi Oscar. Un film di un buon regista ma non proprio un buon film.
La vera rivelazione arriva in serata con la proiezione di un film che già a Locarno ha fatto molto parlare di sé: O Ornitólogo del portoghese João Pedro Rodrigues. Film complesso, silenzioso, lentissimo. Eppure nessuno dei presenti in sala riesce a distrarsi, nessuno abbandono la sala (cosa successa invece il giorno precedente alla proiezione di Sadie). Merito di una regia magistrale.