Una foto che ritrae il presidente turco Erdoğan vicino a due sorridenti Mesut Özil e İlkay Gündoğan, i due giocatori di origine turca della nazionale di calcio tedesca, ha sollevato un polverone mediatico nel quale si sono lanciati praticamente tutti, oltre a innescare un dibattito che, partito come gossip, sta assumendo toni quasi filosofici. E come se non bastasse, il tutto condito con un tema che di per sé sarebbero già materia sufficiente di conversazione, per di più alla vigilia dei mondiali: il calcio.
Insomma, si preannuncia non solo un epico dibattito da bar sport, ma anche un argomento su cui hanno già detto la loro quasi tutti, da Angela Merkel a Jogi Löw passando per il presidente della Federazione Calcistica della Turchia.
Özil e Erdoğan, ecco il perché della foto
Domenica il presidente turco Erdoğan ha incontrato i giocatori della nazionale tedesca Özil e Gündoğan, entrambi tedeschi nati in Germania, ma da genitori turchi. Le immagini dei giocatori mentre regalano una maglia della nazionale tedesca a Erdoğan, al momento in campagna elettorale per le elezioni del 24 giugno, si sono diffuse in poche minuti sui media dei due Paesi. Sulla maglia di Gündoğan si poteva leggere la scritta “per il mio presidente”.
I due, simbolo della nutrita comunità di turchi-tedeschi in Germania, e spesso citati come modello di integrazione, sono stati criticati quasi all’unanimità (da parte tedesca ovviamente) non solo per aver contribuito indirettamente alla campagna elettorale di un personaggio politico a dir poco controverso e pubblicamente definito come dittatore dalla stampa occidentale (e non solo), ma anche per aver in qualche modo gettato un’ombra di ambiguità sulla loro identità nazionale come tedeschi alla viglia dell’evento sportivo che per eccellenza ha a che fare con l’identificazione di una nazione in una squadra: i mondiali di calcio.
I giocatori si sono scusati il giorno dopo, affermando che il loro gesto non intendeva essere uno statement politico di nessun genere e dichiarando di identificarsi con i valori dello stato tedesco. Ma ormai era fatta.
La reazione di Angela Merkel (e non solo)
Angela Merkel ha fatto commentare l’incontro dal suo portavoce, Steffen Seibert, che ha definito i fatti “equivoci” e ha ricordato come i giocatori della nazionale dovrebbero avere un comportamento “esemplare”, mentre il politico dei verdi Cem Özdemir, altro prominente turco-tedesco, ha ricordando ai giocatori che “il loro presidente si chiama Frank-Walter-Steinmeir e il loro primo ministro Angela Merkel”. Anche l’allenatore della nazionale tedesca Joachim Löw ha definito la mossa un errore, escludendo però di non far partecipare i due giocatori ai mondiali, come alcuni avevano ipotizzato, e aggiungendo che in fondo capisce che nel petto di chi ha in famiglia storie di migrazione, a volte, “battono due cuori”.
La Federazione Calcistica Turca, da parte sua, ha definito i commenti tedeschi “offensivi”.
Le relazioni tra Germania e Turchia
Tutto avviene in un momento storico di alta tensione diplomatica tra i due paesi. Non solo la politica interna ed estera di Erdoğan sollevano costantemente pesanti critiche in tutta Europa, ma in particolare le relazioni con la Germania, in cui vive un’enorme comunità di Turchi (di cui 1,2 milioni aventi diritto di voto in Turchia), si sono particolarmente deteriorate nell’ultimo anno. Tra gli ultimi incidenti c’è stata l’incarcerazione del giornalista tedesco Deniz Yücel, accusato di terrorismo e liberato dopo un anno e solo con massiccio intervento del ministro degli esteri tedesco. Ma ancora più drammatico era stato il divieto alla Turchia di fare campagna elettorale in Germania alla viglia del referendum costituzionale dell’aprile scorso, in cui Erdoğan aveva apertamente definito il governo tedesco “come i nazisti di 70 anni fa”.
Calcio, identità nazionale e integrazione
Sulla stampa nazionale il dibattito diventa quasi filosofico. La Germania ha un rapporto molto complicato con il suo passato e molto contradditorio con il patriottismo e l’orgoglio nazionale. Fatte da parte le ultime derive destroidi con il successo elettorale della razzista AfD, tanti tedeschi sono molto timorosi nel mostrare bandiere, cantare canzoni più o meno patriottiche o persino tifare con convinzione per la nazionale di calcio. O meglio lo erano. Qualcosa è cambiato nel 2006, quando la Germania ha ospitato i mondiali di calcio e improvvisamente sono comparse bandiere nero-rosso-oro a ogni finestra e i maxi schermi in ogni piazza (cose che a noi sembrano scontate, ma non lo sono per i tedeschi). I tedeschi avevano superato il tabù della simbologia nazionale e del patriottismo (prettamente calcistico, un “Party Patriotism”). Il fenomeno è stato discusso in lungo e in largo dalla stampa e dall’opinione pubblica, così come l’identificazione di una nazione con la sua nazionale, una nazione che vive ancora con terribili sensi di colpa storici.
La dichiarazione d’amore dei due giocatori per un presidente estero, ma soprattutto molto poco amato, ha riesumato il tema e posto diverse domande. Se la nazionale è uno specchio della società:
- Sono l’integrazione e l’identificazione con i valori nazionali dei migranti in Germania solo una facciata?
- Oppure la Germania è anche il paese dei doppi passaporti e della doppia identità nazionale?
- È la nazionale uno specchio fedele della società?
- È sano per una nazione identificarsi con la sua squadra di calcio?
Da qui la panicità della questione. A noi, che quest’anno restiamo in panchina, vengono risparmiati se non altro questi grattacapi.