E’ arrivato il fatidico giorno: Bergamo cattolica, e a volte un po’ bigotta, ha aperto le porte alla prima manifestazione omosessuale, il Bergamo Gay Pride 2018.
Gli slogan che inneggiano sono molto indicativi, specialmente in questo periodo d’intolleranza nei confronti di persone che non la pensano come noi.
Noi che non abbiamo nessun diritto su nessuno, nemmeno sui nostri figli, abbiamo molte cose da imparare da chi combatte quotidianamente contro l’odio e l’intolleranza.
Vivere nella paura di prendere la mano del compagno o della compagna del nostro stesso sesso, deve essere una cosa così frustrante, tanto da annientare il desiderio stesso di farlo.
Una sorta di “vorrei ma non posso”, ma legata alla paura.
Personalmente sono eterosessuale e ho figli, abbiamo due vicini di casa gay conviventi e per i miei figli è una cosa normale.
Non ci hanno mai chiesto perché due persone dello stesso sesso vivono insieme, perché non hanno la necessità di fare domande.
E’ giusto che sin da piccoli imparino la differenza, in modo che, crescendo, la differenza, non sia più notata, perché si è trasformata in normalità.
L’ORGANIZZAZIONE DEL GAYPRIDE BERGAMO 2018
L’iniziativa è stata organizzata da Bergamo Pride-Educare alle differenze per combattere l’odio, composto di liberi cittadini che stanno facendo un percorso finalizzato a sensibilizzare, e di conseguenza lottare, contro ogni discriminazione e ineguaglianza sociale.
Marco Arlati, presidente Arcigay Bergamo, dice:
“Abbiamo iniziato a lavorare nell’estate 2017 dopo un confronto tra realtà provenienti da diversi contesti sociali, associativi e culturali, ma uniti dall’idea di voler organizzare insieme un Pride LGBTQI bergamasco che possa coinvolgere direttamente l’intera cittadinanza. Questo primo evento ha un fortissimo valore politico che rivendichiamo, vuole essere un messaggio di lotta e di condanna nei confronti di tutte le discriminazioni e nei confronti di tutte le forme di odio”.
La parola “Pride”, fu associata alla lotta per i diritti civili di tutti gli omosessuali perché, la notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969, poco dopo l’1.20 di notte, la polizia irruppe nel gay bar “Stonewall Inn” in Christopher Street nel Greenwich Village di New York, dando inizio a tre giorni di violenti scontri tra polizia e cittadini per lo più omosessuali.
Nacque così, simbolicamente, il movimento di liberazione LGBTQI (lesbiche-gay-bisessuali-transgender-queer-intersex).
BERGAMO GAY PRIDE 2018
Coppie omosessuali con figli, transessuali, boriosi della sessualità, gay e lesbiche mano nella mano, mamme con figli ventenni alla loro prima esternazione omosessuale.
Tutti fieri di essere presenti a questa prima manifestazione, si spera la prima di una lunga serie.
La città di Bergamo però, ha voluto “nascondere” il Gay Pride 2018 dietro alla storica 1000 Miglia. Una sfilata di macchine d’epoca, prodotte non oltre il 1957, che avevano partecipato (o risultavano iscritte) alla corsa originale.
Il Gay Pride Bergamo 2018, non è stata solo una manifestazione color arcobaleno, ma un momento di aggregazione attraverso eventi, presentazioni, spettacoli e incontri.
Tante associazioni presenti che sono vicine ai temi della lotta alle discriminazioni.
Non voleva essere solo una parata per difendere i diritti omosessuali, ma il Coordinamento Pride 2018 ha inserito anche importanti aspetti quali: l’anti sessismo, l’anti bullismo, l’antifascismo e l’antirazzismo.
Chiunque fosse vicino a queste ideologie era il benvenuto e poteva esporre il proprio slogan.
Aspetti comunque fondamentali per insegnare l’inclusione del diverso.
Anche se, la mia domanda rimane comunque: diverso da chi?