Oggi 27 gennaio si celebra la giornata della memoria, si celebra ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Questo giorno ci fa pensare e sopratutto ricordare quanto il pregiudizio, il razzismo possa condizionare la vita di ogni singolo individuo della Terra. Oggi si celebra questo giorno, per non dimenticare, affinché esso sia da promemoria per l’ intero mondo per non commettere un altro evento tragico e drastico come la persecuzione avvenuta nella seconda guerra mondiale.
Giornata della Memoria, Perché il pregiudizio è così forte? Perché può portare alla discriminazione e al razzismo?
Il pregiudizio e lo stereotipo sono alla base per un possibile comportamento basato sul razzismo. Questi meccanismi operano quotidianamente perché permettono di accelerare i nostri ragionamenti favorendo il risparmio cognitivo, dunque per semplificare il nostro giudizio tendiamo a mettere in atto ciò.
Il pregiudizio è stato definito come un’opinione preconcetta che non si basa su esperienza diretta riferita a una persona, un gruppo o un fatto. Una semplice conoscenza che si basa non su una conoscenza diretta ed essa diventa pregiudizio quando non cambia nonostante nuovi dati.
Gli stereotipi sono delle descrizioni generalizzate di gruppi di persone che si basano su alcune caratteristiche salienti, positive o negative. A questi gruppi riconoscibili per caratteristiche fisiche, sociali e d’altro tipo, vengono associati comportamenti, schemi di pensiero generalizzati a chiunque appartenga in quella determinata categoria sociale.
Giornata della Memoria, che cos’è il razzismo?
Il razzismo consiste nell’idea che la specie umana possa essere suddivisibile in razze biologicamente distinte, caratterizzate da diverse capacità intellettive, valoriali o morali, con la conseguente convinzione che sia possibile determinare una gerarchia secondo cui un particolare, ipotetico, raggruppamento razzialmente definito possa essere definito superiore o inferiore a un altro.
Questo processo è l’estremo di tutti o comportamenti guidato dal pregiudizio e dallo stereotipo, dove si ha timore dell’ altro, dove non si accetta la sua presenza, dove la persona insieme alla sua categoria sociale si sente superiore su tutti e tutti.
Un nuovo studio sul razzismo
Un recente studio neuroscientifico guidato da Alessio Avenanti, afferente al dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, ha utilizzato la tecnica della stimolazione magnetica transcranica per verificare la relazione tra razzismo e empatia, in quanto si verifica che nelle persone razziste vi sia meno empatia verso le persone del proprio out-grido.
Nello specifico l’ipotesi è che la percezione del dolore di un membro esterno al gruppo venga percepita solo debolmente. Il campione è costituito da 20 italiani bianchi e 20 africani residenti in Italia. Ai soggetti veniva mostrata una mano che conficcata da un ago: le mani erano bianche, nere o viola.
Il circuito del dolore veniva attivato quando il colore della mano osservata corrispondeva a quella dello spettatore e anche nel caso della mano viola. Quando la mano era di un’etnia differente i circuiti neurali non rispondevano. Secondo i ricercatori questa è la prova che apprendimenti e convinzioni di tipo culturale sono in grado di influenzare il funzionamento dei circuiti neurali. In questo caso credenze ‘razziste’ in fluiscono sulla capacità di provare empatia.