Quando Prometeo rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini cosicché potessero vivere più dignitosamente non si aspettava di certo che tali uomini, il fuoco, lo usassero per soddisfare alcuni dei loro vizi, tra cui le carte. Il gioco non vale la candela è un detto molto popolare che indica proprio il risparmio di risorse in una situazione in cui il dispendio di esse è maggiore. Ma che origine ha il detto?
Origine del detto
Prima dell’avvento dell’elettricità, delle lampade ad olio, del gas alla fine del XIX secolo, la luce elettrica era sostituita dall’elemento naturale del fuoco, che oltre ad illuminare, svolgeva altre funzioni come cuocere i cibi e riscaldare gli ambienti di casa. L’illuminazione è stata per secoli prodotta dalle candele in diversa forma e materiali. Una risorsa assai importante dall’alba dei tempi che a volte non valeva la pena sprecare.
Il gioco non vale la candela è un detto del Tardo Medioevo che si riferisce proprio a questo. Le attività notturne si svolgevano sempre a lume di candela, come per esempio la cena. Ma se l’idea era quella di giocare alle carte, e cioè d’azzardo, occorreva valutare bene che la vincita in palio fosse più proficua della spesa fatta per la candela, soprattutto per le classi meno agiate, dal momento che nelle antiche osterie le candele venivano pagate all’oste che le metteva a disposizione per i suoi avventori.
Significato
Oggi le candele sono state soppiantate dalle più moderne tecnologie di illuminazione ma vengono comunque usate per altri scopi. Anche il detto è rimasto in uso e se prima aveva un significato letterale adesso lo si utilizza per riferirsi a delle azioni, comportamenti che risultano svantaggiosi per chi li compie in proporzione a ciò che si intende fare. “Il gioco non vale la candela” direbbe oggi una persona alla quale non conviene, per esempio, immischiarsi in affari in cui i benefici economici sono minori rispetto alle risorse impiegate.