Dopo la diffusione della nota stampa di ieri 4 Novembre, Arcelor Mittal invia una lettera di sei pagine spiegando i motivi per cui l’azienda si ritira dalla gestione dell’ILVA di Taranto. Nel corso delle ultime 24 ore sono state diverse le polemiche, specialmente da parte del mondo della politica, sulla decisione improvvisa della multinazionale. Alcune fazioni, nel particolare, si sono accusate a vicenda dell’esito infelice della faccenda.
ILVA Taranto: Reazioni della politica
Matteo Salvini, ad esempio, ha dichiarato che in caso di effettiva perdita dei posti di lavoro il Governo dovrebbe dimettersi. Renzi, tramite Italia Viva, ha detto di voler presentare un emendamento per inserire lo scudo penale richiesto dai vertici di Arcelor Mittal in un nuovo decreto. Il Governo è invece sulla difensiva: molti ritengono che lo scudo penale sia solo una scusante per poter abbandonare lo stabilimento di Taranto in crisi.
La lettera di Arcelor Mittal: i tre punti dell’abbandono
Intanto sono arrivate le motivazioni firmate dall’ad di Arcelor Mittal: tre punti per spiegare la repentina rescissione del contratto. I punti, quindi sarebbero i seguenti.
Abbandono dello scudo penale
L’immunità, secondo il gruppo, era necessaria per risanare l’azienda e riqualificare il territorio circostante. Si legge che il DL imprese
Rende impossibile, fattualmente e giuridicamente, attuare il piano ambientale in conformità alle relative scadenze, nonché al contempo proseguire l’attività produttiva e gestire lo stabilimento di Taranto come previsto dal contratto, nel rispetto dell’applicabile normativa amministrativa e penale
Inoltre dall’azienda fanno sapere che molti responsabili a zone sensibili del parco industriale avrebbero rifiutato di svolgere le loro mansioni in mancanza della protezione penale. Si legge ancora nel comunicato:
È necessario ed inevitabile chiudere l’intera area a caldo dello stabilimento di Taranto (a cui le misure del piano ambientale si applicano prevalentemente) e interrompere la produzione, con conseguente impossibilità sopravvenuta di eseguire il contratto
Probabile chiusura dell’Altoforno 2
La sfida giudiziaria tra Tribunale, Governo e Corti di Appello rischia di far chiudere l’Altoforno 2, sequestrato con facoltà d’uso dopo l’incidente mortale del 2015. A Novembre 2019, infatti, sarebbe scaduto il tempo concesso dal tribunale all’azienda per compiere lavori di messa in sicurezza. Arcelor Mittal ha scritto:
Nonostante le indimostrate dichiarazioni contenute nella vostra lettera del 30 ottobre, gli organi competenti non hanno confermato in alcun modo che la presentazione dei progetti e dei cronoprogrammi relativi all’esecuzione della prescrizione entro il 13 novembre sia sufficiente per ottemperare all’ordinanza. Allo stato, quindi, Afo 2 dovrebbe essere spento
Generali ostilità
Il punto più vago, ma più sostanzioso di tutto il documento. L’azienda dice di trovarsi nel mezzo di generali ostilità, ed in particolare
Alle molteplici iniziative e dichiarazioni da parte di istituzioni e amministrazioni nazionali e locali contrarie alla realizzazione del piano industriale e del piano ambientale per lo stabilimento di Taranto e a favore della riconversione dell’area, che hanno compromesso la fiducia nel progetto industriale, alimentando il generale clima di sfiducia e ostilità dei lavoratori e degli altri stakeholder oltre a ostacolare l’attività di stabilimento e a distrarre risorse chiave dalla realizzazione del progetto
Entro 30 giorni, quindi, il gruppo cesserà le attività di produzione a Taranto ed una crisi occupazionale è agli sgoccioli: non sono state ancora presentate soluzioni o piani alternativi, ma la trattativa quasi sicuramente occuperà il dibattito politico dei prossimi mesi.