Il ministro della difesa di Israele Avigdor Lieberman ha annunciato che a breve verranno costruiti circa 400 nuovi insediamenti in Cisgiordania nella discussa e contesa “West Bank”. L’annuncio è stato mal accolto dal popolo palestinese in quanto – sempre secondo il ministro- gli insediamenti sono un’ottima risposta al terrorismo.
Si riferisce ad un fatto di cronaca di alcuni giorni fa, quando un soldato israeliano è stato accoltellato e ucciso e due feriti da un palestinese in un accampamento vicino Ramallah.
Benzina sul fuoco gettata anche da Hamas, nemico numero uno per lo stato israeliano, dicendo che l’uccisione del soldato era una vendetta per altri tre palestinesi uccisi in precedenza. Una faida continua fomentata da organizzazioni ed istituzioni.
Proprio di oggi, infatti, è la notizia di tensione alla spianata delle moschee dopo che sono stati lanciati gas lacrimogeni dalla polizia israeliana.
La nuova legge sugli insediamenti
Pochi giorni fa la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato una legge che stabilisce Israele come stato ebraico, quindi declassando a minoranze la popolazione araba. Nell’atto legislativo gli insediamenti sono stati definiti come materia di interesse nazionale.
Dopo una relativa calma, quando a Marzo furono uccisi 150 palestinesi per giornate di protesta, ritorna ad infiammarsi il tema della Palestina, proprio con un nuovo atto di costruzione di insediamenti, definiti da tempo illegali secondo la legge internazionale.