Ormai ci siamo. Il governo italiano, o meglio le forze politiche elette democraticamente il 4 marzo e alleatesi politicamente diversi mesi dopo, sono finalmente chiamate alla prova del nove, alla resa dei conti per dimostrare che tutti i provvedimenti annunciati in campagna elettorale possono essere realizzati assicurando le dovute coperture e, magari, facendo quadrare anche i conti.
Non sembra essere questo, però, il caso della legge di bilancio, almeno dal testo del DPB (Documento Programmatico di Bilancio) presentato dal governo e inviato a Bruxelles alla Commissione europea. Nel documento, infatti, si conferma un deficit del 2,4% per il 2019 che poi scende negli obiettivi al 2,1% per il 2020 e all’1,8% per il 2021. Insomma, sostanzialmente ci si indebita. E ci si indebita per perseguire una politica economica espansiva, fatta per lo più, però, ed è questo il punto, attraverso aumenti di spesa pubblica senza grandi investimenti.
Legge di bilancio 2019: Reddito di Cittadinanza e Flat Tax
Aumenti di spesa, dunque, fatti innanzitutto attraverso reddito e pensioni di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle. Per i soli cittadini italiani maggiorenni disoccupati la legge di bilancio prevede un reddito di almeno 780 euro al mese, che varia in base al numero di componenti della famiglia, con la scommessa di inserirli o reinserirli nel mercato del lavoro attraverso la riforma dei centri per l’impiego. Stesso discorso per le pensioni minime, innalzate a 780 euro con delle differenze, poi, a seconda di chi è proprietario di una casa e chi non lo è.
In casa Lega, invece, si esulta per aver inserito la flat tax al 15%, per ora unica aliquota presente, per le partite Iva fino a 65.000 euro, e la quota 100, altro tema molto caro a Salvini, che consente il pensionamento anticipato a 62 anni e 38 di contributi, superando di fatto la legge Fornero.
Grande imbarazzo nella maggioranza creano, invece, inevitabilmente, da una parte o dall’altra, misure come il condono fiscale e il taglio delle pensioni d’oro. Per i Cinque Stelle accettare nella legge di bilancio un condono fiscale è stata davvero dura, tant’è che hanno dovuto chiamarla “pace fiscale”, la cancellazione automatica di tutti i debiti col fisco fino a 1.000 euro, per il periodo che va dal 2000 al 2010. D’altro canto, per gli elettori della Lega, in cui vengono annoverati molti imprenditori, considerare d’oro una pensione di 4.500 euro è un’eresia.
Tra le altre misure contenute nella manovra troviamo, infine, una stretta fiscale per le banche e un fondo straordinario di 1 miliardo fissato per Genova.
Legge di bilancio fa crescere il debito?
La legge di bilancio, dunque, come detto, presenta una serie di provvedimenti in ottica assistenzialista: il reddito di cittadinanza, le pensioni di cittadinanza, la quota 100 per mandare la gente in pensione prima, sono tutte misure che, per quanto possano sembrare giuste e corrette, finiscono per aggravare il nostro debito pubblico, incidendo ancora una volta sulle generazioni future, e non favoriscono la crescita. La crescita, si sa, si alimenta attraverso gli investimenti e i 15 miliardi fissati dalla legge per i prossimi 3 anni sono veramente pochi.
Ecco perchè la legge di bilancio varata dal governo si presenta come una scommessa, ma persa in partenza: credere che il reddito e le pensioni di cittadinanza possano dare una spinta ai consumi è un errore economico, soprattutto se poi si dice alla gente come debbano spenderli (no spese immorali). Un aumento del deficit senza investimenti, infatti, alla fine, purtroppo, porta soltanto un aumento del rapporto debito/PIL nel lungo periodo, con un circolo vizioso per tutta l’economia nel suo complesso.