Anonimato e Social. Account fake e troll. Un problema, serio, comune, diffusissimo. Oggi diventato una vera e piaga nella comunicazione a causa dello sviluppo di internet su larga scala e dell’affermazione spasmodica dei social network.
I social, infatti, si sa, hanno cambiato la comunicazione. Ma di quanto l’abbiano cambiata in meglio è la riflessione da cui scaturisce questa proposta di legge. Da un lato essi hanno sicuramente permesso al cittadino qualunque di esprimere facilmente le proprie opinioni, diffondendole senza troppi filtri, e di avvicinare persone che, fino a qualche tempo fa, sembravano irraggiungibili.
Attori, calciatori, musicisti, politici, rappresentanti del mondo dello spettacolo, tutti a fare un uso massiccio delle piattaforme web e a ritrovarsi i propri profili social inondati di insulti e offese. Eccola, l’altra faccia della medaglia: l’identità digitale è praticamente anonima, così chi minaccia o offende lo può fare dietro anonimato, attraverso account fasulli, senza il rischio di essere rintracciato.
Cosa prevede la proposta di legge Pagano
E’ per questi motivi che l’On. Nazario Pagano, senatore di Forza Italia, sta presentando in queste ore un disegno di legge per obbligare i social a richiedere la carta di identità al momento dell’iscrizione.
Nel ddl si prevede che, al momento della creazione di un profilo utente sui social, sia fornito anche un documento di riconoscimento, che obbligherà, pertanto, ad affiancare all’ identità digitale che si sta creando anche la propria identità reale.
Per tutelare la libertà di espressione, tuttavia, il documento di riconoscimento sarà svelato soltanto se si commettono reati: è soltanto in questo caso che le Forze dell’ordine potranno richiedere al fornitore del servizio l’identità del presunto autore della violazione, favorendone la rintracciabilità.
Queste le parole del sen. Pagano:
L’evolversi della tecnologia e l’avvento dei social network hanno determinato, come è noto, una forte espansione della libertà di comunicazione e allo stesso tempo l’espansione dei luoghi tipici di commissione di reati. A differenza di quanto avviene con la comunicazione cartacea e radiotelevisiva, in quella web le vittime di reati quali, ad esempio, la diffamazione, le minacce non trovano adeguata tutela a causa della difficoltà delle forze di polizia di risalire al titolare del profilo social attraverso cui è stato commesso il reato. Il mio disegno di legge, che presenterò al Senato insieme con la mia capogruppo Anna Maria Bernini, vuole porre rimedio a questo vuoto legislativo, tutelando le vittime dei reati ma garantendo comunque la libertà di espressione del pensiero di ogni cittadino.